Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour – J. D. Salinger

Incipit Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour

Una notte, circa vent’anni fa, durante un’epidemia di orecchioni nella nostra enorme famiglia, Franny, la mia sorella più piccola, fu trasportata, lei, il suo lettino e tutto il resto, nella stanza che occupavo con mio fratello maggiore Seymour e che, a quanto pare, era priva di germi. Avevo quindici anni, Seymour ne aveva diciasette. Durante la notte, verso le due il pianto della nostra nuova compagna mi svegliò. Giacqui immobile in posizione neutrale per alcuni minuti, intento ad ascoltare il baccano, fino a quando udii o ebbi l’impressione che Seymour s’agitasse nel letto vicino al mio. A quel tempo tenevamo una lampadina tascabile sul tavolino da notte che separava i nostri due letti, per casi di mergenza che, a quanto ricordo, non si erano mai verificati. Seymour l’accese e uscì dal letto. – Mamma ha detto che il poppatoio è sulla stufa, – gli ricordai. – Gliel’ho dato poco fa, – rispose Seymour. – Non ha fame -. Si diresse al buio verso lo scaffale e illuminò i ripiani, lentamente, avanti e indietro, con la luce della lampadina. Mi sedetti sul letto. – Cosa vuoi fare? – dissi. – Pensavo che magari potrei leggerle qualcosa, – disse Seymour e tirò giù un libro. – Santo Cielo, ha dieci mesi, – dissi. – Lo so, – rispose Seymour. – Le orecchie ce le hanno. Possono ascoltare.
La storia che Saymour lesse a Franny quella notte era un racconto taoista, il so preferito. Ancora oggi Franny giura di ricordarsi Seymour mentre glielo leggeva:

Incipit tratto da:
Titolo: Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour. Un’introduzione.
Autore: J.D. Salinger
Traduzione: Romano Carlo Cerrone
Titolo originale: Raise High the Roof Beam, Carpenters and Seymour
Casa editrice: Einaudi

Libri di J.D. Salinger

Copertine di Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour di J.D. Salinger

Incipit Raise High the Roof Beam, Carpenters and Seymour

One night some twenty years ago, during a siege of mumps in our enormous family, my youngest sister, Franny, was moved, crib and all, into the ostensibly germ-free room I shared with my eldest brother, Seymour. I was fifteen, Seymour was seventeen. Along about two in the morning, the new roommate’s crying wakened me. I lay in a still, neutral position for a few minutes, listening to the racket, till I heard, or felt, Seymour stir in the bed next to mine. In those days, we kept a flashlight on the night table between us, for emergencies that, as far as I remember, never arose. Seymour turned it on and got out of bed. ‘The bottle’s on the stove, Mother said,’ I told him. ‘I gave it to her a little while ago,’ Seymour said. ‘She isn’t hungry.’ He went over in the dark to the bookcase and beamed the flashlight slowly back and forth along the stacks. I sat up in bed. ‘What are you going to do?’ I said. ‘I thought maybe I’d read something to her,’ Seymour said, and took down a book. ‘She’s ten months old, for God’s sake,’ I said. ‘I know,’ Seymour said. ‘They have ears. They can hear.’
The story Seymour read to Franny that night, by flashlight, was a favorite of his, a Taoist tale. To this day, Franny swears that she remembers Seymour reading it to her:

Incipit tratto da:
Title: Raise High the Roof Beam, Carpenters and Seymour
Author: J.D. Salinger
Language: English

Quarta di copertina / Trama

«Il personaggio principale, almeno in quei momenti di lucidità in cui riuscirò ad impormi una linea di condotta, sarà il mio defunto fratello maggiore Seymour Glass che (preferisco dir tutto in un’unica frase da necrologio) nel 1948, all’età di trentun anni, mentre era in vacanza in Florida con sua moglie, si tolse la vita. Egli ebbe un grande significato per moltissime persone con cui venne a contatto e per noi, suoi fratelli e sue sorelle, egli fu tutto. Tutto quel che è realtà, egli fu, per noi: il nostro unicorno striato di blu, il nostro specchio ustorio, il genio di famiglia che dà consigli a tutti, la nostra coscienza portatile, il nostro commissario di bordo, il nostro unico poeta e, inevitabilmente – credo, poiché la reticenza non fu mai il suo forte visto che passò sette anni della sua fanciullezza a fare il divo d’un programma radiofonico nazionale di quiz per bambini e tutto ciò che poteva riguardarlo fu prima o poi trasmesso e ritrasmesso – inevitabilmente, dicevo, egli fu anche il nostro “mistico” e “scentrato” famoso».
(Ed. Einaudi; L’Arcipelago)

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