Le belle Cece – Andrea Vitali

Incipit Le belle Cece - Andrea Vitali

Incipit Le belle Cece

«Una faina», sbottò Fulvio Semola.
Lo disse di sé.
Era notte ormai, le undici e mezza.
«Cos’hai detto?» chiese la Selina, la moglie.
«Che sono una faina.»
Solo uno astuto come una faina poteva avere un’idea simile.
«E sarebbe, questa idea?»
«Festeggiare la conquista dell’impero con un concerto di campane.»
«Un concerto di campane?» fece la moglie.
«Proprio», confermò la faina.
Ma ci pensava?
Lo sapeva o no quante campane, quanti campanili c’erano tra Bellano e frazioni?
«Be’…» fece per mettersi a contare la Selina.
«Te lo dico io», le disse lui.
Aveva appena fatto il conto, dopo che gli era venuta quell’idea GE-NIA-LE.
«A Bellano quattro.»
«Come quattro?»
A lei risultavano due campanili, la prepositurale e Santa Marta.
«D’accordo. E San Rocco e la cappelletta del cimitero dove li mettiamo?» chiese il Semola.
«Non ci avevo pensato», si giustificò la Selina.

Incipit tratto da:
Titolo: Le belle Cece
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Garzanti
Qui è possibile leggere le prime pagine di Le belle Cece

Le belle Cece - Andrea Vitali

Quarta di copertina / Trama

Maggio 1936. Con la fine della guerra d’Etiopia nasce l’impero fascista. E Fulvio Semola, segretario bellanese del Partito, non ha intenzione di lasciarsi scappare l’occasione per celebrare degnamente l’evento. Astuto come una faina, ha avuto un’idea da fare invidia alle sezioni del lago intero, riva di qui e riva di là, e anche oltre: un concerto di campane che coinvolge tutti i campanili di chiese e chiesette del comune, dalla prepositurale alla cappelletta del cimitero fino all’ultima frazione su per la montagna. Un colpo da maestro per rendere sacra la vittoria militare. Ma l’euforia bellica e l’orgoglio imperiale si stemperano presto in questioni ben più urgenti per le sorti del suo mandato politico. In casa del potente e temutissimo ispettore di produzione del cotonificio locale, Eudilio Malversati, si sta consumando una tragedia. Dopo un’aggressione notturna ai danni dell’ispettore medesimo, spariscono in modo del tutto incomprensibile alcune paia di mutande della signora. Uno è già stato rinvenuto nella tasca della giacca del Malversati. Domanda: chi ce l’ha messo? E perché? Il problema vero, però, non è questo, bensì che fine abbiano fatto le altre. Dove potrebbero saltar fuori mettendo in ridicolo i Malversati, marito e moglie? Non essendo il caso di coinvolgere i carabinieri, per non mettere in giro voci incontrollabili, il Semola viene incaricato di risolvere l’enigma. Ma alla svelta e senza lasciare tracce, o le campane, questa volta, le suonerà il Malversati, con le sue mani, e saranno rintocchi poco allegri per la carriera del Semola. Con Le belle Cece Andrea Vitali ci riporta nella Bellano degli anni Trenta, dove non succede mai niente e gli iperbolici ideali del regime non riescono a vincere gli intrighi e le scaramucce di paese. Gli esilaranti e improbabili personaggi di Vitali mettono in scena una giostra di comicità che, come sempre, rende la lettura dei suoi romanzi una piacevole compagnia.
(Ed. Garzanti)

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