Autosole – Carlo Lucarelli

Bravo azzurra.

Incipit Autosole

Bravo azzurra. 180 km/h. Terza corsia. L’aria calda che entra dai finestrini aperti schiaccia i fogli del listino prezzi contro il lunotto posteriore ed è come avere due phon puntati contro le tempie. Lui guarda l’orologio e pensa Marangoni subito, pausa pranzo dalla Luisa e dopo Longaretti, che tanto fa orario continuato.
Poi pensa: No, il pomeriggio Longaretti chiude. Allora prima lui, poi Marangoni e salta la Luisa.
Poi pensa: la Luisa.
Schiaccia l’accelleratore, mentre prende il cellulare. Longaretti? Mi spiace, un imprevisto…

Incipit tratto da:
Titolo: Autosole
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Carlo Lucarelli

Copertina di Autosole di Carlo Lucarelli

Quarta di copertina / Trama

“Nessuno spegne mai il motore quando è in coda in galleria, perchè è come riconoscere che l’attesa sarà lunga, come rinunciare alla speranza.”
Ha dichiarato: “Molti sopravvalutano la cioccolata. Per la mancanza d’affetto c’è il maiale. Una bella braciola tira su, anche una salsiccia dà euforia”.
Vive in Emilia-Romagna, in un paese molto piccolo che sta esattamente sul trattino, e non ha nessuna intenzione di andarsene da lì.
Autosole è una catena di racconti, incolonnati come automobili in file. Ritratti completi e magistralmente compiuti, nella loro “perfetta” brevità. La raccolta, uscita per la prima volta nel 1998 – e ancora straordinariamente attuale nella sua capacità di rispecchiare l’incubo della Grande Coda -, viene oggi riproposta con una nuova prefazione dello stesso Lucarelli. Già alla sua prima uscita, Autosole aveva conquistato Alessandro Baricco, che così aveva intervistato l’autore.
«Lucarelli?» «Sì» «Mi chiedevo: ma quanto ci hai messo a scrivere questo libro?» «Non so. Era estate e “l’Unità” mi aveva incastrato a fare un raccontino ogni giorno per sostituire Serra, era in ferie e allora avevano bisogno di un raccontino al giorno. Ci ho messo poco tempo, ogni giorno, tutti i giorni. Anche a Ferragosto che poi ho scoperto dopo che nemmeno lo facevano il giornale, quel giorno lì.» «Sono tutte storie ambientate in una coda micidiale dell’autostrada.» «Sì.» «Ti è venuta l’idea una volta che sei cascato in una coda del genere?» «Io VIVO in una coda del genere. Viaggio molto, ci sono molte code, io vivo nelle code.» «Ogni racconto è un personaggio, e in un certo senso una vita.» «Sì, l’hai letto Scerbanenco?» «No.» «Be’, è un po’ come Scerbanenco, tutta una vita in cinque minuti, a me piace Scerbanenco». «Qual è il racconto che ti piace di più?» «Di Scerbanenco?» «No, tuo, un racconto di questo libro.» «Mi piace la storia del bambino con la pistola.» «Anche a me.» «Quella mi piace.» «E ce n’è una che non ti piace?» «No, quelle che non mi piacevano le ho tolte.» «Secondo te quanto ci deve mettere un lettore a leggere un libro come questo?» «Bella domanda. Non so.» «Prova.» «Non so, un’ora, qualcosa come un’ora. Però magari poi dovrebbe rileggerlo. Ci sono molte cose che non sono quasi dette, che scopri dopo. Mi ricordo che quando l’ho scritto, questo libro, stavo molto attento a non dire le cose più che a dirle.» «Secondo te è un bel libro?» «Sì, a me piace, è una raccolta di racconti, insomma, è quello che è, ma a me piace. Lo consiglio.» «Grazie» «Ciao.»
(Ed. Rizzoli; 24/7)

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