Barnum – Alessandro Baricco

Incipit Barnum - Alessandro Baricco

Incipit Barnum

Stazione Ostiense, a Roma. Sembra una stazione di paese, al bar puoi fare la schedina, dal muro ti adocchiano carrelli vecchi di anni, dal banco panini che non ce la fanno più. Fuori fa un freddo cane, è buio, piove pure. L’estate è finita, Ostia è lontana. L’America, invece, è lì. Inizia alle otto e un quarto. L’America di Kafka, tradotta in partitura teatrale da Giorgio Corsetti, e squartata in spettacolo colto, passionale e soprattutto: itinerante. L’unico spettacolo in cui, insieme al biglietto di ingresso, ti danno anche un biglietto del métro. Vado a spiegare.
Il testo nasce dal romanzo mai finito di Kafka. Il titolo originale, più bello, era Il disperso. Poi diventato America. Barberio Corsersetti ne ha fatto un testo teatrale perndendo al volo un suggerimento lasciato in eredità da Benjamin. Non so perchè, ma l’ha immaginato come uno spettacolo che deve spaccarsi su scene diverse, di posti diversi. Assistervi dev’essere una processione. Palcoscenici disseminati in giro, come stazioni di una Via Crucis. L’ha fatto a Cividale, a Prato e a Milano. Adesso è riuscito a farlo a Roma. Partendo dalle pensiline tristi dell’Ostiense.

Incipit tratto da:
Titolo: Barnum
Sottotitolo: Cronache del Grande Show
Autore: Alessandro Baricco
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Barnum

Barnum - Alessandro Baricco

Quarta di copertina / Trama

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Phileas Taylor Barnum è stato il più grande impresario circense della seconda metà dell’Ottocento e il suo nome è diventato sinonimo di spettacolo, di immenso baraccone di portenti.
Per Alessandro Baricco, Barnum è il mondo che si squaderna come un Grande Show, come una sequenza ininterrotta di spettacoli: spettacoli che son tali loro malgrado, gli uni e gli altri registrati con divertita passione.
Scritti per la rubrica che Baricco firma settimanalmente sulla “Stampa”, i Barnum rivelano, ora raccolti in un volume, una partitura segreta di irresistibile fascino. A ritmo serrato entrano in pista Jovanotti e Mike Bongiorno, la faccia di Funari e il popolo della Lega, la voce di Carmelo Bene e quella di Tom Waits, la musica di Michael Nyman e il minimalismo di Philip Glass, Topolino e Carlo Magno, la Liguria e la California, un film sterminato di Wim Wenders e una lunga coda davanti al Louvre.
Un circo dentro il circo, un teatro dentro il gran teatro del mondo.
(Universale Economica Feltrinelli)

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