Biografia del figlio cambiato – Andrea Camilleri

Una tinta matinata del settembre 1866

Incipit Biografia Del Figlio Cambiato

Una tinta matinata del settembre 1866, i nobili, i benestanti, i borgisi, i commercianti all’ingrosso e al minuto, i signori tanto di coppola quanto di cappello, le guarnigioni e i loro comandanti, gli impiegati di uffici, sottuffici e ufficiuzzi governativi che dopo l’Unità avevano invaso la Sicilia pejo che le cavallette, vennero arrisbigliati di colpo e malamente da uno spaventoso tirribìlio di vociate, sparatine, rumorate di carri, nitriti di vestie, passi di corsa, invocazioni di aiuto.
Tre o quattromila viddrani, contadini delle campagne vicino a Palermo, armati e comandati per gran parte da ex capisquadra dell’impresa garibaldina, stavano assalendo la città. In un vìdiri e svìdiri, Palermo capitolò, quasi senza resistenza: ai viddrani si era aggiunto il popolino, scatenando una rivolta che sulle prime parse addirittura indomabile.

Incipit tratto da:
Titolo: Biografia del figlio cambiato
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Rizzoli

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Copertine di Biografia del figlio cambiato di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Che cosa può accadere dall’incontro di due siciliani illustri, entrambi uomini di teatro e scrittori, ma distanti quasi un secolo? Andrea Camilleri ci dice di avere voluto nella Biografia del figlio cambiato trascrivere un suo “racconto orale sulla vita di Luigi Pirandello da un punto di vista del tutto personale”. E aggiunge che il “racconto non è destinato agli accademici, agli storici, agli studiosi di Pirandello ché queste cose per loro son risapute, ma al lettore più che comune”.
E Camilleri non tradisce il lettore perché sa come appassionarlo alle storie che racconta, siano le indagini di Salvo Montalbano, o le vicende storiche ambientate in Sicilia. Anche questa volta non si allontana da Porto Empedocle-vigata, perché il “figlio cambiato” è il conterraneo Luigi Pirandello. A legare Camilleri e Pirandello, a parte le coincidenze anagrafiche, sono la vita spesa per il teatro e per la scrittura e le contraddittorie radici siciliane, mai del tutto cancellate, se non per il bisogno di vivere la propria vocazione letteraria senza il peso delle convenzioni che la “sicilitudine” comporta.
Camilleri ha così reinventato – riscritto a modo suo – il genere biografia letteraria, quasi romanzo di una biografia, ulteriormente e con forza caratterizzata dalla cifra personalissima dello stile e della lingua: la vita che qui si racconta non è tanto quella dello scrittore ma quella del “figlio cambiato” che Pirandello pensò sempre di essere. Una vita segnata dal rapporto difficile, conflittuale, negato e solo alla fine ritrovato, con il padre Stefano, una marchiatura che indelebile segnerà la sua esistenza di uomo, di marito, di padre, e ne guiderà il cammino di scrittore e il farsi storia reale e scritta di una favola antica. La scoperta del primo amore, il racconto amaro del matrimonio con Antonietta e la tragedia della sua follia, il difficile legame con i propri figli, fanno di Biografia del figlio cambiato un’appassionata narrazione che si dipana intorno al tema dell’identità, fulcro autentico e ineludibile della vita e dell’opera di Pirandello che Camilleri interroga e indaga con sguardo umanamente partecipe e severo. E con la pietas di chi ha capito il dramma di quel tardivo “Ho sempre riconosciuto tutto”, Camilleri affida all’attorta figura dell’olivo saraceno il compito di una possibile luminosa riconciliazione.
(Ed. Rizzoli; La Scala)

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