Chiacchiere di bottega – Philip Roth

Incipit Chiacchiere di bottega – Philip Roth

Incipit Chiacchiere di bottega

Un venerdì di settembre del 1986 giunsi a Torino per riprendere una conversazione con Primo Levi iniziata un pomeriggio a Londra nella primavera precedente, e subito gli chiesi di portarmi a visitare la fabbrica di vernici in cui aveva lavorato dapprima come ricercatore di laboratorio e in seguito, fino al pensionamento, come dirigente. Nel complesso l’azienda dà lavoro a una cinquantina di persone, per lo più chimici e operai specializzati. Lo stabilimento, la fila di cisterne, il laboratorio, il prodotto finito immaganizzato in bidoni alti come un uomo pronti per essere consegnati, l’impianto per il trattamento delle scorie – tutto contenuto in quattro o cinque acri a una decina di chilometri da Torino. Il rumore dei macchinari che asciugano la resina, mescolano la vernice e pompano via le sostanze inquinanti non è troppo irritante, l’acre odore che aleggia nel cortile – l’odore, mi disse Levi, che era rimasto attaccato ai suoi abiti ancora per due anni dopo il suo pensionamento – non è affatto disgustoso, e il cassonetto lungo trenta metri pieno fino all’orlo della melma nera di residuo del processo anti-inquinamento non costituisce uno spettacolo particolarmente sgradevole. Non è certo l’ambiente industriale peggiore del mondo, e tuttavia è molto lontano dalle frasi suffuse di intelligenza che sono il marchio di produzione narrativa autobiografica di Levi.
( Conversazione a Torino con Primo Levi )

Incipit tratto da:
Titolo: Chiacchiere di bottega
Titolo: Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro di Philip Roth
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gabetti
Titolo originale: Shop Talk. A Writers and His Colleagues and Their Work
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Chiacchiere di bottega

Chiacchiere di bottega - Philip Roth

Incipit Shop Talk

On the Friday in September 1986 that I arrived in Turin to renew a conversation with Primo Levi that we had begun one afternoon in London the spring before, I asked to be shown around the paint factory where he’d been employed as a research chemist and, afterwards, until retirement, as manager.

Incipit tratto da:
Title: Shop Talk
Author: Philip Roth
Publisher: Vintage
Language: English

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Queste conversazioni, appunti di lettura, ricordi e lettere nascono da occasioni diverse, ma da un’unica voglia di capire. Mosso dall’ammirazione, dalla solidarietà, dalla simpatia, Roth viaggia per l’Europa, gli Stati Uniti e Israele, e incontra scrittori che hanno sollecitato in lui la necessità di «chiacchierare» del proprio e dell’altrui lavoro. A Torino incontra Primo Levi, con cui parla di Olocausto, precisione scientifica ed etica del lavoro ben fatto. A Londra e nel Connecticut affronta con Milan Kundera il tema del totalitarismo, ma anche del destino del romanzo. E poi viaggia fino a Praga per incontrare Ivan Klima, a Londra parla con Edna O’Brien del suo «esilio volontario» dall’Irlanda, a Gerusalemme conversa con un altro sopravvissuto, Aharon Appelfeld, di ebraismo e assimilazione. Occorre dire che la curiosità sfoggiata da Philip Roth in queste pagine non è moneta corrente tra gli scrittori. Raccontando dell’amicizia con Bernard Malamud, per esempio, Roth cita una regola di cortesia non scritta tra i romanzieri che «prende atto di quanta poca sincerità si sarebbe in grado di sopportare dall’altro». Eppure, con alcuni di loro, Roth è pronto a lasciare il centro della scena e a trasformarsi in appassionato intervistatore. E poi ringrazia Mary McCarthy di essere stata «sgradevole», di non avergli taciuto le critiche per il suo ultimo romanzo.
(Ed. Einaudi; ET Saggi)