Il cappotto di Astrakan – Piero Chiara

Incipit Il cappotto di astrkan

Verso la fine d’aprile del millenovecentocinquanta, non avendo trovato dalle mie parti e non pensando di trovare neppure in altri luoghi vicini, o per dir meglio in Italia, il terreno favorevole alla nuova vita che durante la guerra mi ero proposta per il il caso che ne fossi scampato, pensa di portarmi a Parigi, senza programmi di alcun genere e solo per viverci qualche mese. Chissà, mi dicevo, che non abbia a cogliersi il bandolo di un avvio e magari a trovarvi la mia fortuna-

Incipit tratto da:
Titolo: Il cappotto di astrakan
Autore: Piero Chiara
Casa editrice: Mondadori

Libri di Piero Chiara

Copertine di Il cappotto di astrakan di Piero Chiara

Quarta di copertina / Trama

In una Parigi e dintorni all’inizio degli anni Cinquanta, fra strade, piazze,boulevards, caffè, alberghetti e pensioni, il protagonista di questo nuovo romanzo di Chiara si muove con l’ingenuità e la goffaggine di provinciale alla ricerca di qualcosa che lo guidi nel futuro. E non si accorge, se non quando è tardi , di venire avvolto progressivamente in una tela di ragno che due donne, l’una all’insaputa dell’altra, stanno tessendo intorno a lui per irretirlo e farne il sostituto della persona amata che entrambe hanno perso, l’una il figlio, l’altra il fidanzato: due uomini che – complice il cappotto di astrakan – potrebbero, per sovrapposizione o per scissione, diventare uno solo. Uno strano, enigmatico, personaggio, in apparenza impiegato modello, in realtà rapinatore omicida, ma anche poeta, filosofo e investigatore, intorno al quale, il romanzo ruota in modo imprevedibile sino a costringere il protagonista a una fuga avventurosa che, attraverso una Svizzera riscoperta, lo riporterà in Italia sulle rive smemorate del lago nativo. Qui la sua esperienza parigina si colora, nel racconto agli amici del caffè, di tinte suggestive, così che l’arrivo improvviso di Valentine, la donna amata a Parigi, appare come l’intrusione della realtà nel mondo della favola. Il protagonista, ad una svolta della sua vita aspetterà, nel finale, nuovi segni che determinino il suo avvenire.
Insieme con lui anche Chiara, come narratore, lascia per qualche tempo l’amata provincia, per ritrovarla entro un’altra cornice, negli indimenticabili luoghi della banlieue parigina, nelle caratteristiche trattorie che si specchiano nelle acque della Senna accoglienti e pure sinistre, sotto l’occhio sornione e complice dei proprietari. Ma accanto ai temi felici e ricorrenti della sua fantasia che anche qui alterna, con magistrale misura, gli indugi idilliaci ai colpi di scena, le pungenti riflessioni morali alle sorprese della trama, questo romanzo ci mostra un Chiara sorprendentemente nuovo e ispirato che esplora e approfondisce altri motivi: la solitudine nella folla della metropoli, il senso precario e aleatorio degli incontri, gli interrogativi inquietanti sull’esistenza. Il cappotto di astrakan – simbolo allusivo e concreto – rappresenta oggi, per la ricchezza e la profondità della tematica e per la qualità della scrittura, la meta più alta raggiunta dell’autore nella sua piena e feconda maturità.
(Ed. Mondadori; Scrittori Italiani e Stranieri)

Indice cronologico opere e bibliografia di Piero Chiara

Da questo romanzo il film Il cappotto di Astrakan per la regia di Marco Vicario (1980)