Il caso del lituano – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Il caso del lituano – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Il caso del lituano

Di solito mi divertono le battute di Garzón, anzi, quasi sempre. In genere prende spunto, con umorismo crudo, dai casi a cui stiamo lavorando. Niente da obiettare. Ormai non esiste più nulla di sacro a questo mondo, e non vedo perché debba essere considerato tale l’esercizio della nostra professione. Eppure, nella primissima fase di un’indagine per omicidio, con il cadavere ancora steso nel luogo del delitto, la sua ironia mi mette un po’ a disagio. Sarà che ha più esperienza di me, e quindi anche la pellaccia più dura.
Quella mattina, aprendo il passaporto del tizio che avevamo appena trovato secco, gli saltò in mente di dire: «Rimantas. Ma che diavolo di nome è, Rimantas? Incredibile! Se lo immagina uno con un nome così, qui in Spagna? Non la finirebbero più di prenderlo in giro: Rimantas, sei un manta! Rimantas el esgarramantas». Una battuta dopo l’altra.
Sì, me lo immaginavo, lo stesso genere di battute che stava facendo lui con «el manta» rapidamente avviato al rigor mortis. Lessi i dati del morto sperando che le spiritosaggini del mio sottoposto fossero finite lì. «Rimantas Laztsdelis. Nazionalità lituana. Nato il 20 luglio 1967». Guardai il cadavere. Era un biondo longilineo, di corporatura atletica, in abiti sportivi con mocassini ai piedi. I tratti del volto non si vedevano molto bene perché il proiettile che l’aveva ucciso gli aveva spappolato parte di una guancia e il naso. Nella mano destra, rigida come un uncino, c’era una pistola.

Incipit tratto da:
Titolo: Il caso del lituano
Autrice: Alicia Giménez-Bartlett
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: El caso del lituano; Muerte en el gimnasio ; La voz de la sangre
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il caso del lituano

Il caso del lituano – Alicia Giménez-Bartlett

Quarta di copertina / Trama

In una breve nota a questo libro, Alicia Giménez-Bartlett spiega ai suoi lettori la scelta di una forma narrativa inusuale per lei come il racconto. Queste brevi inchieste di Petra Delicado e del suo vice Garzón le erano state commissionate dal quotidiano «El Mundo» che le pubblicò nelle settimane centrali del mese di agosto. E forse al mescolarsi della scansione quotidiana, insieme alla familiarità con la forma romanzo questa raccolta deve l’interesse e l’originalità. Ciascuno dei racconti sviluppa un soggetto complesso, quasi base di un romanzo indipendente. Eppure al contempo le tre inchieste scorrono fluide l’una dentro l’altra, come un giorno segue l’altro senza dare il senso di una rigida separazione. E la continuità di tempo vissuto, accresce una specie di effetto reale. L’omicidio del bell’immigrato dall’agiatezza inspiegabile; la morte orrenda del bullo da palestra; la strage delle quattro prostitute di una madame dal cuore tenero: la stessa periferia emarginata li tiene assieme, dando la sensazione fisica dello squallore affannato che aggredisce i due investigatori non appena escono dal commissariato. Ma soprattutto li unisce in un continuo il dialogo tra i due protagonisti: battibecchi futili, battute, prese in giro, malumori, slanci di affetto repressi, sfoghi, confidenze. Petra e Fermín fanno il commento al vivo del caos della strada che li sommerge nei fatti e moralmente; ma in realtà si scontrano due visioni opposte degli stessi problemi inquietanti e si sostengono, aggrappandosi l’una all’altra, due uguali pietà. È il distacco ironico con cui l’autrice maneggia la crudezza del soggetto delle sue storie. Estraendone deliziosi e assolutamente originali polizieschi in forma di commedia. Commedie nere, con un sottofondo serissimo di amarezza per le sofferenze di chi è debole, e di solidarietà.
(Ed.Sellerio; La Memoria)

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