Il contesto – Leonardo Sciascia

Incipit Il contesto

Il procuratore Varga era impegnato nel processo Reis, che durava da circa un mese e si sarebbe trascinato almeno per altri due, quando in una dolcissima sera di maggio, dopo le dieci e non oltre la mezzanotte secondo testimonianze e necroscopia, lo ammazzarono. Le testimonianze, in verità, non coincidevano strettamente coi risultati della necroscopia: il medico legale tirava verso la mezzanotte il momento del decesso, mentre gli amici coi quali il procuratore, uomo di rigide abitudini, usava intrattenersi ogni sera, e coi quali si era anche quella sera intrattenuto, affermavano che alle dieci, minuto più minuto meno, li aveva lasciati. E poiché non avrebbe impiegato, a piedi, più di dieci minuti per arrivare a casa, restava il vuoto di almeno un’ora, e da scoprire dove e come il procuratore avesse passato quell’ora. Forse le sue abitudini erano meno rigide di come apparivano e c’erano nella sua giornata ore non programmate, di solitaria e svagata deambulazione; forse aveva abitudini ignote anche ai suoi familiari e agli amici. Maliziose ipotesi furono segretamente formulate e sussurrate dalla polizia da un lato, dagli amici dall’altro; ma furono subito disinnescate, ad impedirne la pubblica esplosione, da una decisione al vertice, nata cioè da un incontro tra le massime autorità del distretto, che condannava ogni sospetto e indagine su quell’ora abbondante come attentato alla memoria di una vita che ormai negli specchi di tutte le virtù si specchiava. Anzi, essendo stato rinvenuto, il procuratore, sotto un muretto da cui traboccavano tralci di gelsomino, e con un fiore stretto tra le dita, il vescovo disse che nell’attimo fatale si era realizzata la piccola e significante fatalità di quel fiore appena colto, a simbolo di una vita incontaminata, di una bontà ancora olezzante nelle aule giudiziarie, nonché in seno alla famiglia e in ogni luogo che il procuratore aveva usato frequentare, la curia vescovile inclusa. E il concetto trovò svolgimento vario: nei verbali della polizia, che il fermarsi a cogliere il gelsomino aveva offerto al delinquente preciso bersaglio (un solo colpo, dritto al cuore, sparato da una distanza di due o tre metri); negli elogi pronunciati al funerale, che il gesto di cogliere il piccolo fiore diceva delicatezza d’animo e inclinazione alla poesia, del resto mai smentite da Varga e nell’esercizio del suo ministero e nella sua condotta privata. Ad un certo punto del suo discorso il cattedratico Siras gemendo citò avisad los jazmines con su blancura pequeña, nel suo dolore dimenticando che, date per certe le facoltà auricolari dei gelsomini, la nuova l’avevano avuta subito, da uno sparo che gli esperti valutavano piuttosto forte e dall’anelito ultimo del procuratore; mentre parecchie ore dopo era stata avvertita la polizia, quando già almeno un terzo degli abitanti della città aveva contemplato il cadavere.

Incipit tratto da:
Titolo: Il contesto
Autore: Leonardo Sciascia
Casa editrice: Adelphi

Libri Leonardo Sciascia

copertine di Il contesto di Leonardo Sciascia

Quarta di copertina / Trama

Racconta Sciascia che cominciò a scrivere questo romanzo come un «divertimento» – e presto gli si trasformò fra le mani in qualcosa di terribilmente serio. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». Il contesto apparve nel 1971 (ma fu scritto prima dell’omicidio Scaglione, tenne a precisare Sciascia) e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Cronologia opere e bibliografia Leonardo Sciascia

Da questo romanzo il film Cadaveri eccellenti per la regia di Francesco Rosi (1975)