Il corpo sa tutto – Banana Yoshimoto

Incipit Il corpo sa tutto - Banana Yoshimoto

Incipit Il corpo sa tutto

In treno avevo dormicchiato, e così avevo per metà la sensazione di sognare. Quando sentii il nome della mia stazione, scesi precipitosamente. Nell’aria pungente dell’inverno, il marciapiede sembrava ghiacciato. Mi strinsi bene la sciarpa e uscii dal controllo biglietti.
Salita in taxi, chiesi all’autista di portarmi all’albergo, ma lui disse di non conoscerlo. Ricordai che si trattava di un albergo nuovo, piccolo, probabilmente poco pubblicizzato, e così mi feci lasciare in una zona da cui avrei potuto facilmente raggiungerlo.
Tutt’intorno non c’erano altro che campi, e in lontananza si vedeva il profilo dolce delle montagne. Quando trovai una piccola insegna che indicava l’albergo, la seguii inerpicandomi per una stretta salita.
Ora che mi ero abituata al freddo, assaporavo con gioia l’aria pulita. Ero sempre più sveglia, e stavo cominciando a sudare un po’ quando davanti a me percepii la presenza di qualcuno che conoscevo.

Incipit tratto da:
Titolo: Il corpo sa tutto
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Karada Wa Zembu Shitte Iru
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il corpo sa tutto

Il corpo sa tutto - Banana Yoshimoto

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Quarta di copertina / Trama

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I racconti di Il corpo sa tutto propongono l’arduo percorso dal dolore alla guarigione attraverso una gamma sorprendente di modulazioni. Il corpo (e la psiche) al centro di questi racconti è così attaccato al dolore da opporsi alla guarigione, fino a che la liberazione si fa strada a un tratto, accarezzando la mente e alleggerendo il peso della carne. A ostacolare la guarigione a volte è solo la paura di nuovi dolori, di altri ostacoli. In Barche un trauma infantile ha bloccato la memoria della protagonista, cancellando il ricordo di un’esperienza dolorosa. La chiave della liberazione è nascosta nello stesso luogo dove giace imprigionato il ricordo del trauma. Il tema della memoria e del trauma riaffiora in Farfalla nera: una giovane donna rivive un’esperienza infantile quando, durante la separazione dei genitori, la madre ubriaca coinvolge le figlie in un party nel giardino. Banana racconta l’atmosfera disperata ed euforica di questa festa improvvisata con accenti di realismo carveriano per lei insoliti. In Le dita verdi, dall’atmosfera fiabesca, una nonna chiaroveggente insegna alla nipote il linguaggio delle piante, che è quello della cura e dell’amore. I fiori e il temporale, ambientato in Italia tra Sicilia e Toscana, tratta della contiguità tra la felicità e il dolore. Per uno dei personaggi, dietro un momento di gioia e spensieratezza è in agguato un’esperienza di lutto. Accettare il distacco della morte significa abbandonare la dimensione dell’infanzia ed entrare nella maturità. Toni tra il gotico e il dark in La mummia, un racconto attraversato dall’ombra di un serial killer, che si trasforma in un’inattesa e toccante love story. In questi racconti si avvicendano personaggi, storie e ambienti diversi, in paesi esotici o luoghi quotidiani che formano un caleidoscopico paesaggio del Giappone, realistico e insieme visionario, doloroso e vibrante di ottimismo.
(Ed. Feltrinelli; I canguri)