La casa di ringhiera – Francesco Recami

Dai Cipolla, lascia giù le cose del nonno.

Incipit La casa di ringhiera

«Dai Cipolla, lascia giù le cose del nonno. Dai che questa qui è una cosa del nonno e non si può mica toccare. Si tocca no».
Il bambino cercava di raggiungere i ritagli di giornale del nonno, e quando questo lo riaccompagnava fino al tappeto dove aveva i suoi giocattoli, e dove avrebbe dovuto mettersi tranquillamente a giocare, faceva immediatamente dietrofront e tentava di eludere l’intervento del nonno, superandolo in velocità. Voleva afferrare le forbici e la colla, la colla soprattutto, con la quale avrebbe voluto…
«Su Cipolla… cos’è che vuoi fare? Vuoi giocare con la colla del nonno? Eh no… Cipolla, con la colla del nonno si gioca mica… questa qui non è mica tua. È del nonno…».
Il bambino cominciava a prendere in considerazione l’idea di fare una bizza. Fece una finta, si mise buono vicino ai suoi giocattoli, poi scattò verso la colla, ma quando il nonno lo intercettò, ancora una volta, prontamente, fece uno strillo fra l’eccitato e il disperato.
«Dai che il nonno ha quasi finito e andiamo ai giochi. Ci vuoi andare ai giochi col nonno? Dai che…» stava incollando un articolo di giornale sul suo quaderno nero grande, «dai che ho finito… Ecco qua…».
«Là!» disse, passando il dorso della mano sul pezzo di carta incollato per farlo aderire. Ci soffiò sopra e assicurò che aveva finito e che potevano andare fuori. Il bambino era indispettito perché perché non gli era riuscito di afferrare né la colla né le forbici e a questo punto sembrava poco entusiasta all’idea di uscire e andare ai giochi.

Incipit tratto da:
Titolo: La casa di ringhiera
Autore: Francesco Recami
Casa editrice: Sellerio

Libri di Francesco Recami

Copertina di La casa di ringhiera di Francesco Recami

Quarta di copertina / Trama

Amedeo Consonni, tappezziere in pensione, vive in una casa di ringhiera, arredata, grazie alla sua arte, come un prezioso boudoir. Si dedica, nel tempo libero, ad un ascetico collezionismo: archiviare notizie su delitti feroci e violenti, provenienti da qualsiasi fonte. E quando dalle cronache rimbomba dappertutto il caso dello strano omicidio «della Sfinge», è immediato per lui occuparsene. Un egittologo dilettante è stato ucciso, il cadavere mutilato ridotto a mimare una statua egizia: e dalla raccolta di articoletti, mentre accudisce il nipotino Enrico, Amedeo passa involontariamente a una timida indagine. Nel frattempo davanti alla sua finestra sul cortile, trascorre la giornata degli altri inquilini. Ci sono Erika e Antonio, nel monolocale vicino: meridionali, lei ghiotta e provocante, lui maleducato. C’è il vecchio De Angelis, che bada solo alla sua Opel e piantona il posteggio riservato nell’atrio. La professoressa Mattioli, cinquantenne affettuosa, attraente anche per l’alone di mistero che la circonda e che nemmeno la troppo informata signorina Mattei riesce a dissipare. Si arrabatta la famiglia dei bambini Gianmarco e Margherita: il padre è alcolizzato e la madre cerca di difendere eroicamente il decoro. Su questo mondo, misero ed egoista ma, a guardarlo senza rancore, commovente nelle sue inutili passioni, improvvisamente cala un’atmosfera delittuosa, come una perturbazione magnetica provocata dall’esser passato, l’Amedeo Consonni, dalla contemplazione del male all’azione.
Negli appartamenti di ringhiera scompare un uomo e appare un cadavere di donna. E questo muove tutto un vento di equivoci e di sospetti che sconvolge gli inquilini, promuovendo ciascuno a colpevole e insieme vittima. E mentre i delitti del cortile marciano caoticamente verso una loro beffarda rivelazione, confuso, frastornato e travolto dagli eventi, Amedeo, senza volerlo, guida l’indagine alla verità. Recami ha costruito un romanzo, movimentato e pieno, intorno a un universo apparentemente atrofizzato in un cortile di ringhiera, in cui il delitto arriva sarcastico, come un diversivo, una liberazione dal tran tran, arruffa un po’ le vite e, quando passa, il vero crimine restano le merendine date clandestinamente al nipotino.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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