L’età del dubbio – Andrea Camilleri

Incipit L’età del dubbio

Uno Aviva appena pigliato sonno doppo ‘na mattata che pejo d’accussì nella so vita ne aviva avute rare, quanno Parrisbigliò di colpo un trono che fu come ‘na cannonata sparata a cinco centilimetri dal so cricchio. Satò susuto a mezzo del letto, santianno. E accapì che il sonno non sarebbi cchiù tornato, inutili ristarisinni corcato.
Si susì, anno alla finestra, taliò fora. Era un timporali con tutte le carti in regola, celo uniformementi pittato di nìvuro, lampi agghiazzanti, cavalloni quattro metri d’altizza, che s’avvintavano scotenno la granni criniera bianca. La mariggiata si era mangiata la pilaja, l’acqua arrivava sutta alla verandina. Taliò il ralogio, erano appena le sei del matino.

Incipit tratto da:
Titolo: L’età del dubbio
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di L'età del dubbio di Andrea Camilleri

Risvolto di copertina / Trama

Montalbano è un notturnista. Scava il buio della notte. Vi apre un labirinto di specchi. E si sperde nei meandri, mentre insegue il proprio riflesso: le premonizioni e gli ammonimenti della sua buona e della sua cattiva coscienza. Il contatto cieco con gli incubi costringe Montalbano a stare in allarme, e a tenersi costantemente d’occhio: ora attore, ora spettatore della propria vita; sgomento sempre, per quell’alitargli addosso della notte; per quell’emanazione di morte, che sulla trama della vita incide come astuzia atrocemente giocosa che rovescia le false evidenze della realtà e riporta a dritto ciò che i sogni hanno acceso a rovescio. C’è un di più, in questo romanzo, rispetto agli altri di Montalbano. L’untuosità fanatica del dottor Lattes si fa più assillante; assesta colpi di bontà, che imprevedibilmente esplodono come mine. I fragorosi passi d’entrata e le chicchiriate di Catarella, del trafelato fante degli sfondoni e dei capitomboli linguistici, risuonano ora con più allucinata selvatichezza. Livia è sempre più lontana e irritabile. E con lei, al telefono, Montalbano è costretto a masticare un segreto che gli brucia le labbra. Si è incrinato l’autocontrollo del commissario. Montalbano vive il «dolce error» che fu di Petrarca. Una nuova Laura, «bella donna» anch’essa, come quella del poeta, ma in divisa di ufficiale di marina, lo fa petrarcheggiare: a ricalco, persino nell’«invidia». Se quello di Petrarca fu «giovenile errore», quello di Montalbano è quasi, però, di terza età. Il commissario e il tenente Laura collaborano alla stessa inchiesta che, in un intrigo internazionale, e con concorso di agenti segreti che al Kimberley Process fanno riferimento per il controllo del traffico di diamanti, convoglia, attorno a un cadavere sfigurato e a un passaporto falso, gli equipaggi di uno yacht e di un motoscafo. L’amore è un fantasma. Ma quel fantasma è la verità che manda a fuoco il commissario. E gli suggerisce un azzardo d’azione, alla James Bond. Il commissario trionfa, con la sua azione. Ma l’uomo Montalbano è sempre più solo. Prostrato, si piega su se stesso: sulle proprie ferite.
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La memoria)

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