Felice alla guerra – Maurizio Maggiani

Incipit Felice alla guerra - Maurizio Maggiani

Incipit Felice alla guerra

C’è questa novità da stamattina; ci ho pensato bene sopra; no, non ho paura della guerra. Proprio non riesco ad avere il sentore e non so come comportarmi. Mi capita ad esempio che non riesco ancora a far mente locale sugli orari dell’ultimatum. Eppure la formula è semplice;; scade alla mezzanotte del quindici gennaio ora di New York e quindi alle sei di mattino del sedici gennaio ora di casa mia; dunque oggi è giorno di vigilia. Dovrei darmi da fare, almeno pensare alle cose essenziali.

Incipit tratto da:
Titolo: Felice alla guerra
Autore: Maurizio Maggiani
Casa editrice: Feltrinelli

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Felice alla guerra - Maurizio Maggiani

Quarta di copertina / Trama

Fra il disforico, fra guizzi di comicità e improvvisi accenti melanconici, questo libro, che sceglie come ombelico del mondo una quieta ma umorale provincia ligure ai confini con la Toscana, racconta storie straordinarie di quotidiana esistenza. Maggiani è uno scrittore che usa una narrazione insolita e personalissima: ironico, ma che non esclude gli accordi del dramma individuale, il suo registro procede fra il tono popolare della canzonetta e lo scatto della letteratura colta, quasi a coniugare accenti gaddiani con tenere guittaggini alla Paolo Conte. I suoi personaggi sono perlopiù dei solitari che inseguono l’amore o che lo hanno perduto: fantasticano, sognano, si dissipano: fragili e un po’ disperati in una società stupida e ostile. C’è del fanciullesco, in loro, guardano il mondo con occhi trasognati, spesso cercano di difendersi adottando uno scetticismo che non gli si addice e che li rende grotteschi. E grottescamente, quasi tutti sul volto hanno una smorfia clownesca: sia durante la guerra del Golfo, sia quando si lasciano morire d’inedia per una donna senza cuore, inutili eroi di un eroismo del quale gli altri rideranno.C’è una verve – e una verità – in queste pagine che va subito dritta al cuore del lettore: perché, come se niente fosse, parla della nostra vita, del nostro difficile errare fra gli spigoli di una esistenza sempre più tagliente.
Antonio Tabucchi
(Feltrinelli; I Narratori)