I fantasmi di pietra – Mauro Corona

Incipit I fantasmi di pietra - Mauro Corona

Incipit I fantasmi di pietra

Ogni volta che penso ad Erto, il mio vecchi paese, quello abbandonato dopo il Vajont, con le vetuste case una attaccata all’altra e le vie di acciottolato buie e strette, la memoria va verso l’inverno. Il primo ricordo é il tempo degli inverni, la memoria è quella della neve.

Incipit tratto da:
Titolo: I fantasmi di pietra
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di I fantasmi di pietra

I fantasmi di pietra - Mauro Corona

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Quarta di copertina / Trama

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Erto. Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un’istantanea il giorno 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte Toc precipitò nell’invaso del Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle, di cui restano solo i muri insidiati dall’abbraccio delle edere e delle ortiche, sono ancora abitate.
È una popolazione di fantasmi che Mauro Corona suscita ripercorrendo porta a porta, casa per casa, le quattro strade deserte che un tempo risuonavano di voci, dal suono degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno. Una tazza, una falce, una gerla, un secchio da mungitura, una bottiglia lasciata a metà di quel vino che dava forza e smemoratezza, ogni oggetto richiama in vita, nella memoria di Mauro Corona, un personaggio, un fatto buffo o tragico, una leggenda, una storia d’amore o di terrore, come un vento di tempesta o un soffio di primavera. Camini spenti, senza più né fuoco né cenere, dalla cui bocca sembrano uscire voci famigliari e perdute per narrare, prima che il tempo le cancelli, antiche storie di uomini e di spettri, di animali benefici e maligni, di piante venefiche e taumaturgiche, di diavoli ghignanti e scherzosi.
Ne nasce un racconto commovente ed esaltante che si snoda, come nel celebre concerto di Vivaldi, lungo l’arco delle quattro stagioni: inverno, primavera, estate, autunno. Schiere di anime riprendono corpo e ci uniscono a loro, per un breve istante, mosse da una inappagata sete di vita; bambini scomparsi tornano a scivolare veloci nel cuore ghiacciato della vecchia Erto; spiriti maligni ansimano nelle soffitte; la Vecia de Or, che prega una Madonna dal volto di uomo, burla fino alla morte chi cerca avidamente il suo tesoro; nella casa del Solitario si gioca alla morra: mai soldi, solo vino; dichiarazioni di eterno amore, suppliche, bestemmie, incise sugli intonaci di San Rocco rievocano un amore o un odio; in un’ampolla è conservata l’acqua limpida in cui si sciolse il corpo di Neve Corona Menin, la fanciulla di ghiaccio; la voce del piffero magico risuona nelle notti di luna piena. Uomini, animali, piante e cose, ognuno riaccende la propria scintilla di vita.
Con I fantasmi di pietra Mauro Corona ha scritto l’Antologia di Spoon River di un paese perduto chiamato Erto.
(Ed. Mondadori; Scrittori Italiani e Stranieri)