La festa dell’insignificanza – Milan Kundera

Incipit La festa dell’insignificanza – Milan Kundera

Incipit La festa dell’insignificanza

Era il mese di giugno, il sole del mattino spuntava tra le nuvole e Alain percorreva lentamente una via di Parigi. Osservava le ragazze che mettevano tutte in mostra l’ombelico tra i pantaloni a vita molto bassa e la maglietta molto corta. Era affascinato; affascinato e persino turbato: come se il potere di seduzione non fosse più concentrato nelle cosce, nelle natiche o nel seno, ma in quel buchetto tondo situato al centro del corpo.

Incipit tratto da:
Titolo: La festa dell’insignificanza
Autore: Milan Kundera
Traduzione: Massimo Rizzante
Titolo originale: La fête de l’insignifiance
Casa editrice: Adelphi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La festa dell’insignificanza

La festa dell'insignificanza - Milan Kundera

Quarta di copertina /Trama

Gettare una luce sui problemi più seri e al tempo stesso non pronunciare una sola frase seria, subire il fascino della realtà del mondo contemporaneo e al tempo stesso evitare ogni realismo ecco La festa dell’insignificanza. Chi conosce i libri di Kundera sa che il desiderio di incorporare in un romanzo una goccia di «non serietà» non è cosa nuova per lui. Nell’Immortalità Goethe e Hemingway se ne vanno a spasso per diversi capitoli, chiacchierano, si divertono. Nella Lentezza, Vera, la moglie dell’autore, lo mette in guardia: «Mi hai detto tante volte che un giorno avresti scritto un romanzo in cui non ci sarebbe stata una sola parola seria … Ti avverto però: sta’ attento». Ora, anziché fare attenzione, Kundera ha finalmente realizzato il suo vecchio sogno estetico e La festa dell’insignificanza può essere considerato una sintesi di tutta la sua opera. Una strana sintesi. Uno strano epilogo. Uno strano riso, ispirato dalla nostra epoca che è comica perché ha perduto ogni senso dell’umorismo. Che dire ancora? Nulla. Leggete!
(Ed. Adelphi; Fabula)

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