La foto di Orta – Laura Pariani

Le cortine tirate intorno al letto sono segno che è notte

Incipit La foto di Orta

Le cortine tirate intorno al letto sono segno che è notte. La tortura dei cataplasmi e dei suffumigi) che è giorno. L’angustia dell’attesa senza fine che il tempo in questa stanza non esiste.
Con grande sforzo il malato porta la mano destra sul petto. Per un attimo percepisce il pulsare del sangue, la contrazione dolorosa dei muscoli; ché se ancora non è cadavere, porta però la morte dentro di sé, un enorme e acido male che gli rode il cervello. Quando sia cominciato, non sa, non ricorda.

Incipit tratto da:
Titolo: La foto di Orta
Autrice: Laura Pariani
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Laura Pariani

Copertina di La foto di Orta di Laura Pariani

Quarta di copertina / Trama

Orta è un piccolo lago piemontese, di quelli che gli stranieri del secolo scorso inserivano nel grand tour dell’Italia. Qui nel maggio del 1882, giunge il professor Friedrich Nietzsche insieme con la giovanissima Lou Von Salomé, la madre di lei e l’amico Paul.
Di quel breve soggiorno – poco più di una giornata – rimangono scarse testimonianze: un biglietto con la promessa di un incontro a due, una caricatura schizzata su un foglio quadrettato, una foglia secca di agrifoglio; il tutto conservato in una busta recante la scritta “Ricordo del Monte Sacro” che Nietzsche tenne sempre con sé.
Negli anni successivi, mentre Elisabeth, chiusa nelle proprie ossessioni sessuofobiche, alimenta la propria gelosia contro la donna che il fratello le ha preferito e costruisce intorno a lui una telaragna di menzogne, il professore tenta di rivivere fin nelle minuzie – passo passo, gesto dopo gesto – le ore dell’indimenticabile giornata ortese trascorsa accanto a Lou con l’illusione di poterle essere compagno, nel tentativo di trovare i motivi del suo fallimentare rapporto con le donne e del suo amore impossibile.
Non si sfugge però al peso, di un’infanzia in cui “castigo” e “silenzio” sono state le parole chiave, come pure al tormento della malattia ossessivamente incarnata dalla figura ribelle e distruttiva dell’Oscuro; neppure il trasformare la propria vita in un perenne randagismo di città in città si rivela una possibile via di fuga. Non c’è salvezza nella famiglia o nel viaggio, ma forse soltanto in una fotografia – la foto di Orta – gelosamente conservata nel corso degli anni: perché la memoria è l’unico luogo dove si può perdonare anche senza comprendere.
(Ed. Rizzoli; La Scala)

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