Il gioco del rovescio – Antonio Tabucchi

Quando Maria do Carmo Meneses de Sequeira morì

Incipit Il gioco del rovescio

Quando Maria do Carmo Meneses de Sequeira morì, io stavo guardando Las Meninas di Velázques al museo del Prado. Era un mezzogiorno di luglio e io non sapevo che lei stava morendo. Restai a guardare il quadro fino alle dodici e un quarto, poi uscii lentamente cercando di trasportare nella memoria l’espressione della figura di fondo, ricordo che pensai alle parole di Maria do Carmo: la chiave del quadro sta nella figura di fondo, è un gioco del rovescio; attraversai il giardino e presi l’autobus fino alla Puerta del Sol, pranzai in albergo, un gazpacho ben freddo e frutta, e andai a coricarmi per ingannare la calura meridiana nella penombra della mia camera.

Incipit tratto da:
Titolo: Il gioco del rovescio
Autore: Antonio Tabucchi
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Antonio Tabucchi

Copertine di Il gioco del rovescio di Antonio Tabucchi

Quarta di copertina / Trama

E’ vero, raccontare è un gioco e io, lo ammetto, amo molto giocare. Il gioco mi ha sempre tentato; ma in questo momento il gioco che più mi tenta è quello del Rovescio. E gli altri giochi che esso si porta appresso, naturalmente. Perché ci sono svariati giochi in questo libro, tutto sta nel lasciarsi tentare. Ma quello che importa è che tutte le sue variazioni, tutte le sorprese, i rischi e le audacie aprono strade che si dirigono verso un obiettivo finale, verso l’individuazione di un’unità contraddittoria. Inquietano e allarmano. Seducono. Sono illuminazioni che portano alla scoperta più profonda o più sottile, e che ci possono lasciare sia davanti a una bicicletta – personaggio che, carica di passato e di mistero, attraversa I pomeriggi del sabato – oppure condurci sull’orlo di un volto esorcizzato: un buco ritagliato in una fotografia. Detto questo, e di fronte a tutto il resto che questo libro mi offre, trovo conferma a una vecchia convinzione: che non c’è gioco gratuito neppure nei giochi dei bambini, che sono cose fin troppo serie, come gli psicologi insegnano. E tanto meno in letteratura, perché in essa non esiste maestro o croupier che la comandi. No, nell’avventura della scrittura non c’è mano che si alzi e che ordini: “Rien ne va plus, les jeux sont faits“. Ed è per questo che, dopo aver chiuso Il gioco del rovescio, tutto può prolungarsi da un altro capo e ciò che ora sto scrivendo può ricominciare in un altro modo.
José Cardoso Pires
(dalla prefazione dell’edizione portoghese)
(Ed. Feltrinelli; Economica Universale)

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