Il grande romanzo americano – Philip Roth

Incipit Il grande romanzo americano – Philip Roth

Incipit Il grande romanzo americano

Chiamatemi Smitty. Era così che mi chiamavano tutti: i giocatori di baseball, i banchieri, i cowboy da rodeo, i baritoni, i baristi, i bastardi, gli autori di best seller (tranne Hem, che mi soprannominò Frederico), i ciclisti, gli amanti della caccia grossa (sempre con l’eccezione di Hem), i campioni di biliardo, i vescovi, quelli sulla lista nera (me compreso), i borsaneristi, i biondi, gli strozzini, i nobili, gli allibratori, i bolscevichi (alcuni dei miei migliori amici, signor presidente: e con questo?), i bombaroli, i lustrascarpe, i leccapiedi, i boss, i boxeur, i bramini, gli ufficiali, gli inglesi (Sir Smitty, a partire dal ’36), le ragazze, i conduttori della radio e della televisione, i domatori di cavalli, le bionde e le brune, i ragazzi neri delle Barbados (Badrón Smitty), i monaci buddisti della Birmania, un certo Bulkington, i toreri, gli sbruffoni, i comici e le stelle del burlesque, i boscimani, i barboni e i maggiordomi. È questa è soltanto la lettera B, tifosi, solo una delle Ventisei Grandi!

Incipit tratto da:
Titolo: Il grande romanzo americano
Autore: Philip Roth
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Titolo originale: The great american novel
Casa editrice: Einauidi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il grande romanzo americano
Il grande romanzo americano - Philip Roth

Incipit The Great American Novel

Call me Smitty . That’s what everybody else called me – the ballplayers, the bankers, the bareback riders, the baritones, the bartenders, the bastards, the best-selling writers (excepting Hem, who dubbed me Frederico), the bicyclists, the big game hunters (Hem the exception again), the billiards champs, the bishops, the blacklisted (myself included), the black marketeers, the blonds, the bloodsuckers, the bluebloods, the bookies, the Bolsheviks (some of my best friends, Mr. Chairman – what of it!), the bombardiers, the bootblacks, the bootlicks, the bosses, the boxers, the Brahmins, the brass hats, the British (Sir Smitty as of ’36), the broads, the broadcasters, the bronco-busters, the brunettes, the black bucks down in Barbados (Meestah Smitty), the Buddhist monks in Burma, one Bulkington, the bullfighters, the bullthrowers, the burlesque comics and the burlesque stars, the bushmen, the bums, and the butlers. And that’s only the letter B, fans, only one of the Big Twenty-Six!

Incipit tratto da:
Title: The Great American Novel
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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C’è un colossale crimine contro la verità che è stato perpetrato dalle autorità costituite americane a partire dal 1946, ci svela Word Smith, il «mitico» giornalista sportivo narratore di questo libro: «parlo di ciò che nessuno in questo paese ha piú nemmeno il coraggio di menzionare. Parlo di un capitolo del nostro passato che è stato cancellato dai libri di testo senza un oh di protesta, tranne che da parte mia. Parlo di una riscrittura della nostra storia non meno odiosa di quelle ordinate da un tirannico dittatore straniero. E non di una storia risalente a mille anni fa, ma di qualcosa che ha visto arrivare la sua fine una ventina di anni fa. Sí, parlo della distruzione della Patriot League. Che non ha semplicemente chiuso bottega, ma è stata deliberatamente cancellata dalla memoria nazionale». E questo è solo l’inizio… Uno dei romanzi piú divertenti di Philip Roth – pubblicato nel 1973 e da tempo introvabile – torna in libreria in una nuova traduzione.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)