L’incendio nell’oliveto – Grazia Deledda

Incipit L’incendio nell’oliveto

Dalla scranna antica che il lungo uso aveva sfondato e sbiadito, era ancora lei, la nonna Agostina Marini, quasi ottantenne e impotente a muoversi, che dominava sulla casa e sulla famiglia come una vecchia regina dal trono. Non le mancava neppure lo scettro: una canna pulita che il nipotino più piccolo aveva cura di rinnovare ogni tanto; buona per dare sulle gambe ai ragazzi impertinenti e per scacciare i cani e le galline che penetravano dal cortile; ma sopratutto buona per frugare nel camino, davanti al quale la nonna sedeva in permanenza d’estate e d’inverno, e specialmente per frugarvi quando era sdegnata con qualcuno, cosa che le accadeva spesso.
Perché la canna non si accendesse il figlio Juanniccu le aveva applicato all’estremità un puntale di latta; e quel pomeriggio d’inverno la vecchia signora frugava nella cenere pensando appunto a questo suo figlio Juanniccu.
Era già quasi vecchio anche lui, ma viveva, come aveva sempre vissuto, ancora a carico della famiglia. Non per vizio, ma per indolenza, per abitudine. Le pareva di vederlo seduto accanto a lei, come un bambino incosciente, con gli abiti trasandati, i capelli lunghi sulla nuca fin sul bavero unto della giacca, la barba grigia non rasa da più giorni sulle guance grasse e molli scavate da solchi di sofferenza indifferente: e lo rimbrottava, al solito, pur sapendo di fare cosa inutile, mentr’egli la fissava con gli occhi distratti, timidi e castani come quelli di un cervo.

Incipit tratto da:
Titolo: L’incendio nell’oliveto
Autrice: Grazia Delledda
Casa editrice: F.lli Treves

Libri di Grazia Deledda

L'incendio nell'oliveto di Grazia Deledda

Quarta di copertina / Trama

Questo romanzo di Grazia Deledda pubblicato nel 1917 è uno dei punti più alti nella produzione dell’autrice premio Nobel per la letteratura nella prima parte della sua produzione letteraria. I temi sono tra i più cari e approfonditi da una scrittrice che ebbe il dono di riuscire a fotografare in maniera lucida e netta la società sarda a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. L’amore dolce e idealizzato degli adolescenti che si infrange contro gli spigoli della realtà, la lotta per il denaro, la ricerca del consenso sociale, l’affanno con cui si cerca di mantenere ciò che si è costruito nel corso della vita. In questa storia di una dignitosa famiglia di pastori ormai decaduta si coglie il processo irreversibile del decadimento che intacca non solo le mura delle proprietà ma anche l’animo, i pensieri e infine le azioni degli esseri umani. Una tela narrativa suprema su cui sono dipinti temi che ancora oggi scopriamo essere universali.
(Ed. Fermento)

Bibliografia e cronologia opere di Grazia Deledda