L’inventore di sogni – Ian McEwan

Incipit L'inventore di sogni – Ian McEwan

Incipit L’inventore di sogni

Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile. Non scaraventava le bottiglie del latte contro il muro del giardino, non si rovesciava in testa il ketchup facendo finta che fosse sangue, e neppure se la prendeva con le caviglie della nonna quando giocava con la spada, anche se ogni tanto aveva pensato di farlo. Mangiava di tutto, tranne, s’intende il pesce, le uova, il formaggio e tutte le verdure eccetto le patate. Non era più rumoroso, più sporco o più stupido degli altri bambini. Aveva un nome facile da dire a da scrivere e una faccia pallida e lattiginosa, facile da ricordare. Andava tutti i giorni a scuola con gli altri e senza fare poi tante storie. Tormentava sua sorella non più di quanto lei tormentasse lui. Nessun poliziotto era mai venuto a casa per arrestarlo. Nessun dottore in camice bianco aveva mia proposto di farlo entrare in manicomio. Gli pareva tutto sommato, di essere un tipo piuttosto facile. Che cosa c’era in lui di così complicato?

Incipit tratto da:
Titolo: L’inventore di sogni
Autore: Ian McEwan
Traduzione: Susanna Basso
Titolo originale: The Daydreamer
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’inventore di sogni

L'inventore di sogni – Ian McEwan

Incipit The Daydreamer

When Peter Fortune was ten years old grown-up people sometimes used to tell him he was a “difficult” child. He never understood what they meant. He didn’t feel difficult at all. He didn’t throw milk bottles at the garden wall, or tip tomato ketchup over his head and pretend it was blood, or slash at his granny’s ankle with his sword, though he occasionally thought of these things. Apart from all vegetables except potatoes, and fish, eggs and cheese, there was nothing he would not eat. He wasn’t noisier or dirtier or more stupid than anyone he knew. His name was easy to say and spell. His face, which was pale and freckled, was easy enough to remember. He went to school every day like all other children and never made that much fuss about it. He was only as horrid to his sister as she was to him. Policemen never came knocking at the front door wanting to arrest him. Doctors in white coats never offered to take him away to the madhouse. As far as Peter was concerned, he was really quite easy. What was difficult about him?.

Incipit tratto da:
Title: The Daydreamer
Author: Ian McEwan
Publisher: Doubleday
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Un bambino sogna a occhi aperti e immagina di far sparire l’intera famiglia, un po’ per noia e un po’ per dispetto, con un’immaginaria Pomata Svanilina; oppure sogna di poter togliere al gatto di casa la pelliccia, di farne uscire l’anima felina e di prenderne il posto, vivendone per qualche giorno la vita, soltanto in apparenza sonnacchiosa; oppure sogna che le bambole della sorella si animino e lo aggrediscano per scacciarlo dalla sua camera…
Fin dalle prime pagine di questo libro ritroviamo il consueto campionario di immagini perturbanti che sono un po’ il “marchio di fabbrica” di Ian McEwan. Specialmente nella prima stagione della sua narrativa l’autore britannico ci aveva abituato a profondi e terribili scandagli nel microcosmo della famiglia, e in quei mondi chiusi e violenti i bambini e gli adolescenti giocavano sia il ruolo delle vittime e sia quello dei carnefici.
Nell’Inventore di sogni McEwan ritorna sul luogo del delitto, ma lo fa con un tono e uno spirito completamente diversi, scegliendo il registro sereno e sdrammatizzante per definizione: quello del “racconto per ragazzi”. Peter Fortune è un sognatore a occhi aperti, un bambino sempre tra le nuvole, che inventa avventure rocambolesche e fantastiche per sfuggire alla noia e alla normalità della sua vita. Gli aficionados di McEwan si chiederanno allora che grado di parentela leghi Peter e i bambini perversi di Fatto in casa o gli adolescenti troppo adulti del Giardino di cemento. La risposta potrebbe essere cifrata in quel cognome, Fortune, e nella famiglia che c’è dietro: una famiglia normalmente fortunata, cioè affettuosa, moderatamente premurosa e severa, benestante. Ma, attenzione, anche se Peter è nato con la camicia, se avesse davvero la Pomata Svanilina, qualche volta…
(Ed. Einaudi; I Coralli)

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