I morti del Carso – Veit Heinichen

Proteo Laurenti smaniava di rabbia

Incipit I morti del Carso

Proteo Laurenti smaniava di rabbia, gelosia e disperazione. Per tutta la notte si era rivoltato irrequieto nel letto, sudando e gelando e non dormendo quasi. Si sentiva uno schifo.
Era il 19 novembre, domenica, e la luce del giorno stentava a farsi largo tra le nuvole scure di tempesta. Dalla sera precedente la bora nera turbinava sulla città trascinando con sé tutto ciò che non era fissato saldamente. Le imposte sbatacchiavano e si sentiva continuamente lo schianto dei vasi di fiori o di altri oggetti che cadevano sulla strada o sulle automobili fittamente parcheggiate. L’unico rumore conciliante veniva dal mare: il vento pareva suonare l’arpa sulle sartie e sulle passerelle delle barche a vela.

Incipit tratto da:
Titolo: I morti del Carso
Autore: Veit Heinichen
Traduzione: Anita Raja
Titolo originale: Die Toten vom Karst
Casa editrice: e/o

Libri di Veit Heinichen

Copertine di I morti del Carso di Veit Heinichen

Incipit Die Toten vom Karst

Proteo Laurenti raste vor Wut, Eifersucht und Verzweiflung. Er hatte sich die ganze Nacht unruhig im Bett hin und her gewälzt, geschwitzt und gefroren und kaum geschlafen. Ihm war speiübel.
Es war der 19. November, ein Sonntag, und das Tageslicht konnte sich kaum gegen die schwarzen Sturmwolken durchsetzen. Die Bora nera fegte seit gestern abend über die Stadt und riß alles mit sich, was nicht fest verankert war. Fensterläden klapperten, und immer wieder hörte man einen Knall von Blumentöpfen oder anderen Gegenständen, die auf die Straße oder die enggeparkten Autos krachten. Vom Hafen her kam das einzig versöhnliche Geräusch: der Wind schien Harfe zu spielen auf den Wanten und Stegen der Segelschiffe.

Incipit tratto da:
Titel : Die Toten vom Karst
Autor : Veit Heinichen
Verleger : Zsolnay
Sprache : Deutsch

Quarta di copertina / Trama

«Dalla sera precedente la bora nera turbinava sulla città trascinando con sé tutto ciò che non era fissato saldamente. Le imposte sbatacchiavano e si sentiva continuamente lo schianto dei vasi di fiori o di altri oggetti che cadevano sulla strada o sulle automobili fittamente parcheggiate». La bora soffiava su Trieste ed è come una metafora delle minacce che gravano sul commissario capo Proteo Laurenti. La moglie lo ha appena lasciato, il figlio frequenta una bettola di naziskin e una bomba è esplosa alle porte della città massacrando un’intera famiglia slovena. Trieste è una terra di confine ed è con ogni tipo di confine, geografico, etnico e morale che Laurenti se la deve vedere. Traffico illegale di uomini e merci, contrabbando, odi iteretnici, rancori e vendette covati nel corso di decenni attorno a quelle foibe dove sono avvenuti mostruosi delitti politici, storie private dove l’amore si è trasformato in odio feroce…
«È una storia dell’oggi» ha scritto Paolo Rumiz su La Repubblica, «saldamente ancorata a Trieste, ma capace di andare oltre la sua apparenza letargica».
(Ed. e/o; Noir Dal Mondo)

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