La mossa del cavallo – Andrea Camilleri

“Dominivobisco.”

Incipit La Mossa Del Cavallo

“Dominivobisco.”
“Etticummi spiri totò” risposero una decina di voci sperse nello scuro profondo della chiesa, rado rado punteggiato da qualche lumino e da cannìle di grasso fetente.
“Itivìnni, la missa è.”
Ci fu una rumorata di seggie smosse, la prima messa del matino era finita. Una fìmmina ebbe una botta di tosse, patre Artemio Carnazza fece una mezza inginocchiata davanti all’altare maggiore, scomparse di prescia nella sacrestia dove il sacrestano, morto di sonno com’era sempre, l’aspettava per aiutarlo a spogliarsi dai paramenti. I fedeli abituali della prima messa lasciarono tutti la chiesa, cizziòn fatta di Donna Trisìna Cìcero, la fìmmina che aveva tussiculiàto, la quale se ne ristò in ginocchio, sprofondata nella preghiera. Donna Trisìna s’appresentava alla prima messa da una quindicina di matine, non era difatti canosciuta come chiesastrica, in chiesa compariva solamente la domenica e le sante feste comannàte. Si vede che le era capitato di fare piccàto e ora voleva farsi pirdonare dal Signiruzzo. Donna Trisìna era una trentina mora, con gli occhi verdi sparluccicanti e due labbra rosse come le fiamme dell’inferno. Mischineddra, era rimasta vìdova da tre anni. Da allora si vistiva tutta di nìvuro, a lutto stretto, lo stesso però gli òmini quando che la vedevano passare facevano cattivi pinsèri, tanta grazia di Dio senza che ci fosse un màscolo a governarla. Ma in paìsi c’era chi sosteneva che quel campo era stato invece arato e abbondantemente seminato da almeno due volonterosi: l’avvocato don Gregorio Fasùlo e il fratello del delegato, Gnazio Spampinato.

Incipit tratto da:
Titolo: La mossa del cavallo
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Andrea Camilleri

Copertine di La mossa del cavallo di Andrea Camilleri

Risvolto di copertina / Trama

La vicenda narrata da Andrea Camilleri in questo romanzo prende liberamente spunto dagli appunti di Leopoldo Franchetti per la sua inchiesta sulle condizioni socio-economiche della Sicilia nel secolo XIX.
Giovanni Bovara, ispettore capo ai mulini di Montelusa, un siciliano che parla genovese, è testimone dell’uccisione di un prete. Poche ore dopo aver reso la sua deposizione, viene arrestato e accusato proprio dell’omicidio denunciato.
Giovanni Bovara è cresciuto a Genova dove ha imparato l’italiano e il dialetto locale, quel genovese, lingua materna e dunque lingua dell’infanzia, che a macchie, viene fuori nei momenti di maggior intensità emotiva del suo parlare. Accusato di un crimine non commesso, Giovanni dovrà combattere per affermare la propria innocenza e ci riuscirà solo recuperando il suo dialetto, il siciliano, e con esso il modo di pensare dei suoi padri.
Questa è la mossa che gli darà la vittoria. Romanzo storico ambientato nella Vigata, il centro più inventato della Sicilia più tipica, di fine Ottocento dove l’intreccio a sfondo poliziesco si scioglie grazie all’uso del dialetto siciliano, La mossa del cavallo ci consegna in forma di narrazione una straordinaria dichiarazione di poetica in atto e allo stesso tempo una sconcertante paradossale storia di sopraffazione antiche e attualissime, di manipolazioni continue della realtà che rendono difficile l’accertamento di verità individuali e collettive.
(Ed. RCS / Corriere della Sera)

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