Marinai perduti – Jean-Claude Izzo

Incipit Marinai perduti – Jean-Claude Izzo

Incipit Marinai perduti

Marsiglia quel mattino aveva colori da mare del Nord. Diamantis trangugiò in fretta un Nescafé nella sala comune deserta. Poi scese sul ponte fischiettando “Besame mucho”, il motivo che più spesso gli tornava in mente. Anche l’unico che sapesse fischiare. Tirò fuori una Camel da un pacchetto stropicciato, l’accese e si appoggiò al parapetto. A Diamantis quel tempo non spiaceva. Non quel giorno lì, per lo meno. Si era svegliato con un umore già impiastrato di grigio.
Lasciò vagare lo sguardo sul mare, verso il largo, come per allontanare il momento in cui, come tutti gli altri marinai dell’Aldébaran, avrebbe dovuto prendere una decisione. Decidere non era il suo forte. Da venticinque anni ormai si lasciava portare dalla vita. Da un cargo all’altro. Da un porto all’altro.
Il cielo minacciava tempesta e, in lontananza, le isole del Frioul non erano che una macchia scura. A stento si distingueva l’orizzonte. Proprio un giorno senza futuro, pensò Diamantis. Non osava dirsi che quel giorno era come tutti gli altri. Cinque mesi. Già cinque mesi che i marinai dell’Aldébaran erano lì. Attraccati, relegati laggiù, in fondo ai sei chilometri della diga del Largo. Lontani da tutto. Senza niente da fare. E senza un soldo. Ad aspettare l’ipotetico acquirente di quel fottuto cargo.
L’Aldébaran era arrivato a Marsiglia il 22 gennaio. Da La Spezia. Per caricare duemila tonnellate di farina dirette in Mauritania. Fin qui tutto bene. Tre ore dopo il tribunale aveva bloccato la nave a garanzia dei debiti contratti dall’armatore. Kostandinos Takis, cipriota. Da allora più nessuno aveva avuto sue notizie. «Un bel figlio di puttana» aveva detto Abdul Aziz, il capitano dell’Aldébaran. Poi, con un gesto di disgusto, aveva passato il decreto del tribunale a Diamantis, il secondo.
Durante le prime settimane avevano creduto che la faccenda si sarebbe risolta in fretta. La speranza non è certo quel che manca ai marinai. Anzi, è quel che li fa vivere. Chi si è imbarcato almeno una volta nella vita lo sa benissimo. Come per far finta di niente, Abdul Aziz, Diamantis e i sette uomini dell’equipaggio si comportarono, giorno dopo giorno, come se avessero dovuto salpare l’indomani. Manutenzione delle macchine, pulizia del ponte, verifica degli impianti elettrici, ispezione del posto di pilotaggio.
La vita a bordo doveva continuare. Era essenziale.

Incipit tratto da:
Titolo: Marinai perduti
Autore: Jean-Claude Izzo
Traduzione: Franca Doriguzzi
Titolo originale: Les marins perdus
Casa editrice: E/O
Qui è possibile leggere le prime pagine di Marinai perduti

Marinai perduti - Jean Claude Izzo

Incipit Les marins perdus

Marseille, ce matin-là, avait des couleurs de mer du Nord. Diamantis avala, vite fait, un Nescafé dans la salle commune déserte, puis il descendit sur le pont, en sifflotant Besame Mucho, l’air qui lui venait le plus souvent à l’esprit. Le seul qu’il sût siffler aussi. Il sortit une Camel d’un paquet froissé, l’alluma et s’appuya au bastingage. Diamantis, ça ne le gênait pas ce temps. Pas ce jour-là, en tout cas. Depuis le réveil, il avait le moral poissé dans la grisaille.

Incipit tratto da:
Titre: Les marins perdus
Auteur: Jean-Claude Izzo
Langue: Français

Quarta di copertina / Trama

La storia parla di tre marinai, tre navigatori del Mediterraneo, tre “Ulisse” contemporanei: il libanese Abdul Aziz, il greco Diamantis e il turco Nedim. La loro nave, l’Aldebaran (Abdul è il capitano, Diamantis è il suo secondo, Nedim è il marconista), è una vecchia carretta abbandonata nel porto di Marsiglia a causa del fallimento dell’armatore. I tre sono così costretti a un’immobilità forzata, terribile per dei marinai, che però consente alle loro avventurose storie di emergere e di fondersi l’una con l’altra. Hanno alle spalle delle storie piene di misteri, di donne che li attendono per anni oppure che li hanno abbandonati, storie di violenze e d’ingiustizie. Diamantis è alla ricerca di una donna amata in gioventù e che forse vive ancora a Marsiglia. E questo porto mediterraneo, città di accoglienza per gli esiliati di tutto il mondo e per i loro misteri, diventa il teatro dell’ultima avventura di questi tre uomini perduti. Il Mediterraneo – racconta Izzo -, dietro la sua apparenza solare e il colore blu del mare, nasconde una crudeltà, un destino tragico che riserva a molti dei suoi figli.
(Ed. e/o)

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