Mi sono perso a Genova – Maurizio Maggiani

Incipit Mi sono perso a Genova - Maurizio Maggiani

Incipit Mi sono perso a Genova

Sogno questa città da quando ero un bambino. Da quarantanove anni, per l’esattezza. Posso essere così preciso perché ho cominciato a sognarla subito dopo averla vista per la prima volta. Era l’inizio della primavera del 1958. Nel mio primo sogno ho fantasticato su come sarebbe riuscito corso Europa se fosse stato una strada del pianeta Mongo. Una di quelle vie dove avresti visto sfrecciare su un aviogetto atomico Flash Gordon, ma ancora più grande, e aerea; sterminata e convulsa, meravigliosamente futurista. In quel sogno corso Europa aveva un odore che gli è poi rimasto nel tempo: l’odore dell’elettricità sprigionata dalle coulisse dei tranvai. Ho rimesso mano a quella grande arteria in molti altri sogni nel corso degli anni, con calma, aggiungendo ogni volta qualcosa: grattacieli, tunnel, aerodotti, passaggi segreti. E me stesso: ho sempre abitato la città che sognavo.

Incipit tratto da:
Titolo: Mi sono perso a Genova
Autore: Maurizio Maggiani
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Mi sono perso a Genova

Mi sono perso a Genova - Maurizio Maggiani


Quarta di copertina / Trama

Forse non tutti sanno che Maurizio Maggiani è anche un valentissimo fotografo. In questo libro dedicato a Genova, Maggiani esplora con il suo obiettivo i luoghi che coincidono con la memoria della città e al contempo con la memoria che lo scrittore ha del suo rapporto con la città. Maggiani parla di una visione quasi onirica di Genova, parla di una città che gli è comparsa davanti progressivamente quando da bambino è arrivato da Levante con i genitori per un periodo di degenza in ospedale. Quella visione segna molta parte della sua maniera di “guardare” alla città e di raccontarla. Non ci sono molti monumenti in questo volume. O almeno non i monumenti canonici. Ci sono Sampierdarena e le sue fabbriche, ci sono i vicoli che salgono dal porto, ci sono l’area collinare e il mare-operaio. La stessa cosa accade un po’ per la parte narrata, costituita da una serie di segmenti narrativi che “cercano” la città attraverso prospettive sghembe – quella dell’infanzia, certo, ma anche quella di certi personaggi misteriosi che disseminano Genova di scritte, o trovano pertugi di conforto. Come nella prima parte della Regina disadorna c’è la Genova del porto, la Genova operaia, la Genova dei camalli. C’è, accanto alla Genova che torna in sogno, una Genova che è stata anch’essa speranza e sogno. Sogno di civiltà, e di futura umanità. “Sogno questa città da quando ero un bambino. Da quarantott’anni per l’esattezza. Posso essere così preciso perché ho cominciato a sognarla subito dopo averla vista per la prima volta. Era l’inizio della primavera del 1958.”

Cronologia opere e bibliografia di Maurizio Maggiani