Morti di carta – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Morti di carta – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Morti di carta

Quella mattina ero malinconica. I nuvoloni che avevano popolato il cielo nelle ultime ore sembravano sul punto di scoppiare. L’umidità mi appiccicava i capelli a ciocche. A un tratto, ebbi una funesta e vivida percezione dell’effetto che avrei potuto fare sugli altri: disastroso. Una quarantenne che affronta la nuova giornata di lavoro senza neppure un ricordo memorabile del giorno prima. Sospirai. Perché mi preoccupava tanto in quel momento l’immagine che potevo proiettare nelle menti altrui? Abitualmente non ci penso. E un pensiero ozioso, e di cui non si viene mai a capo. In fondo siamo tutti una mescolanza variabile di dati di realtà e di ciò che ci piacerebbe essere. Siamo… un compendio di stati d’animo e stati di salute, un amalgama di genetica e vita vissuta, di emozione e nutrizione. Uno svedese che mangia smogebort a colazione non sarà mai come un Valenzano satollo di paella. Né si può paragonare lo sguardo di una donna di consumata esperienza con quello di una ragazza appena uscita dal guscio. Né avrebbero lo stesso profilo caratteriale un’ipotetica figlia di Mae West e una, ancor più ipotetica, di madre Teresa di Calcutta.

Incipit tratto da:
Titolo: Morti di carta
Autrice: Alicia Giménez-Bartlett
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: Muertos de papel
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Morti di carta

Morti di carta - Alicia Gimenez-Bartlett

Quarta di copertina / Trama

Petra Delicado, ispettrice della polizia di Barcellona, e il suo vice, Fermín Garzón, non sono due investigatori per casi delicati. Non fingono ipotesi elaborate per risolvere le loro inchieste, che sembrano sgomitolarsi dal semplice all’aggrovigliato, e forse non hanno nemmeno il physique du rôle. Lei è rude, antisentimentale in modo impegnato, con un fondo invincibilmente populista. Lui è fra l’altro un po’ troppo vecchio e troppo grasso. Ma quando corrono per le strade, le loro investigazioni si svolgono con naturalezza, imparando dagli errori, profittando del minimo alito di fortuna, e si capisce che girano come una macchina da indagine, forse perché i loro ingranaggi si incardinano reciprocamente nel modo più perfetto – e nel modo più comico: quasi da commedia poliziesca. In questo terzo caso, due ispettori per casi delicati, occupati nell’assassinio di una giovane donna di un uomo importante, gli passano la loro inchiesta. È stato ucciso un giornalista televisivo, odiato grufolatore in scandali rosa e sessuali. Petra e Garzón passano al setaccio quello strano mondo, miscuglio di spettacolo ricchezze e vizi pubblici e privati, e man mano che si avvicinano a una soluzione, la loro strada si lastrica di nuovi cadaveri. Fino a che è il loro caso a diventare il vero caso delicato. Cesare Cases, recensendo i due libri precedenti di Alicia Giménez-Bartlett già usciti in Italia, e il loro successo esportato dalla Spagna, parla di un genio mediterraneo per il giallo. E lo individua nell’umorismo, che permette di concentrarsi nei dialoghi, cioè nei quadri vivi e nelle atmosfere locali, e ricuce insieme le trame più ricche di finzione. Sicché il giallo può uscire dal tecnicismo di genere e diventa punto di vista del raccontare pezzi di tempo e parti di mondo, con uomini e cose, mediterranei.
(Ed.Sellerio; La memoria)

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