Il nero e l’argento – Paolo Giordano

Incipit Il nero e l'argento - Paolo Giordano

Incipit Il nero e l’argento

Il giorno del mio trentacinquesimo compleanno la signora A. ha rinunciato d’un tratto all’ostinazione che la caratterizzava ai miei occhi più di ogni altra qualità e, già composta in un letto che ormai pareva smisurato per il suo corpo, ha infine abbandonato il mondo che conosciamo.
Quella mattina ero andato all’aeroporto a prendere Nora, di ritorno da un breve viaggio di lavoro. Sebbene fossimo a dicembre inoltrato, l’inverno indugiava e le distese monotone ai lati dell’autostrada erano impallidite da uno strato sottile di nebbia, come a simulare la neve che non si decideva a cadere. Nora ha risposto al telefono, dopodiché non ha parlato molto, è rimasta soprattutto in ascolto. Ha detto ho capito, va bene, martedì allora, quindi ha aggiunto una delle frasi che l’esperienza ci fornisce per ovviare, in caso di necessità, alla scarsezza di parole adeguate: – Forse è stato meglio così.
Ho deviato alla prima area di servizio per consentirle di scendere dall’auto e camminare da sola verso un punto indefinito del parcheggio. Piangeva piano, la mano destra chiusa a conca per coprire la bocca e il naso. Fra   le innumerevoli cose che ho imparato su mia moglie in dieci anni di matrimonio c’è il vizio di isolarsi nei momenti di dolore. All’improvviso diviene inaccessibile, non permette a nessuno di consolarla, mi costringe a restare lì, spettatore inutile della sua sofferenza – una ritrosia che ho scambiato talvolta con una mancanza di generosità.

Incipit tratto da:
Titolo: Il nero e l’argento
Autore: Paolo Giordano
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il nero e l’argento

Il nero e l'argento - Paolo Giordano

Quarta di copertina / Trama

Questa è la storia di un amore giovane. Di una coppia felice e inesperta, spaventata di scoprire, giorno dopo giorno, le molteplici forme dell’abbandono. Perché anche le famiglie possono soffrire di solitudine, proprio come le persone. Ad accudire in silenzio tutte le incertezze, oltre a prendersi cura del loro bambino, ci ha sempre pensato la signora A. Per questo, quando arriva un male a portarsela via, si spalanca in casa un vuoto improvviso. Nora e suo marito devono ancora accorgersi che il coraggio della signora A., ormai, appartiene anche a loro.
È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all’aria di fuori. «A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso». È così che la signora A., nell’attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode di una relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l’appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. «La signora A. era la sola vera testimone dell’impresa che compivano giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo». Ci sono molti modi per raccontare una storia d’amore. Paolo Giordano ha scelto la via più sensibile: registrare come un sismografo le scosse del quotidiano, gli slanci e i dolori, l’incapacità e il desiderio. Solo un piccolo naufragio, il primo fra i tanti che una coppia si troverà ad affrontare.
(Ed. Einaudi)

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