Nido vuoto – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Nido vuoto – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Nido vuoto

Un centro commerciale non è certo il sogno della mia vita per trascorrere un sabato pomeriggio. Ma chi può permettersi di pensare ai sogni quando le necessità, come sempre, s’impongono? Decisi di farmi forza. Sarei uscita due ore prima dal lavoro per dedicarmi agli acquisti. Stesi una lista di tutto quanto mi occorreva e finii per stupirmene io stessa: calzettoni da ginnastica, dischetti per il computer, lampadine, riso integrale, l’ultimo libro di Philip Roth e… stracci per la polvere. Neanche volendolo sarei riuscita a mettere insieme un campionario più eterogeneo. Evidentemente sono una donna dalle esigenze molteplici. Proprio questo mi costringe a recarmi di tanto in tanto in un centro commerciale, il solo luogo al mondo dove tutto coesiste con tutto in insensata contiguità.
Ne scelsi uno non troppo lontano da casa. Mi armai di coraggio, oltre che di carta di credito, e mi avviai verso il tempio del consumo, giurando a me stessa di non perdere la pazienza come di solito mi capita in simili occasioni. Purtroppo i buoni propositi, fondati su un’autoconsapevolezza sempre incerta, hanno poche possibilità di successo. E dire che ce la misi tutta. Parcheggiai in uno degli immensi e sotterranei multipiano disposti allo scopo e cercai con gli occhi un contrassegno, sotto forma di lettera, numero o colore, che mi aiutasse a ritrovare l’auto al mio ritorno. Niente da fare, né numeri, né lettere, né colori, nessuno di questi semplici segnali era in vista. Ci misi un po’ a capire che qualche decerebrato aveva avuto la brillante idea di sostituire i codici consueti con figure di animali. Ma certo! Alla mia area di parcheggio corrispondeva un leoncino disneyano con sorrisetto ammiccante. Più in là, scorsi un vezzoso ippopotamo, mentre a pochi metri si estendeva la zona dei canguri. Mio Dio! L’infantilizzazione della nostra società è inarrestabile. Diventa sempre più difficile vivere da adulti, circondati come siamo da cartoni animati. Eppure mi imposi di mantenere la calma. Fare shopping è ritenuta un’attività piacevole, addirittura ludica, per quale motivo avrei dovuto viverla diversamente? Infilai le scale mobili e salii verso i piani di vendita.

Incipit tratto da:
Titolo: Nido vuoto
Autrice: Alicia Giménez-Bartlett
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: Nido vacío
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Nido vuoto

Nido vuoto – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Nido vacío

Un centro comercial no es el sueño de mi vida para pasar las tardes de sábado. Pero en fin, ¿quién piensa en sueños cuando las necesidades diarias se imponen, es decir, siempre? Luego recapacité, anticiparía en dos horas el final de mi horario de trabajo y así podría comprar. Hice una lista con todo lo que necesitaba y me quedé bastante sorprendida. Calcetines de gimnasia, disquetes de ordenador, bombillas, arroz integral, el último libro de Philip Roth y bayetas para el polvo. Ni habiéndolo pensado a propósito podría haber elaborado un muestrario más heterogéneo. Debo de ser mujer de exigencias variadas, lo cual me obligaba a visitar un centro comercial, único lugar del mundo donde coexiste lo absurdo sin que a nadie le extrañe.

Incipit tratto da:
Título : Nido vacío
Autor : Alicia Giménez-Bartlet
Editor : Editorial Planeta
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

Difficile immaginare Petra Delicado in un centro commerciale, «il solo luogo al mondo in cui tutto coesiste in insensata contiguità». Lei, che sembra trovare ordine e serenità, che sembra ricavare energia dai brulicanti paesaggi delle vecchie strade, che sembra orientare il suo intuito solo nella commedia umana dei quartieri cittadini. Come un Maigret cresciuto nell’orgoglio femminista, che ha bisogno di fiutare le case, le botteghe, le atmosfere. E infatti in un centro commerciale, mentre insolitamente fa provviste e depreca i tempi, le capita l’inaudito: «La mia Glock era sparita. Farsi rubare la pistola da una bambina, il colmo del ridicolo per un poliziotto». Così, questo nuovo caso per lei e per il fido vice Garzón, inizia nella maniera più banale, sulle tracce di una minuscola ladra di pistole di non più di otto anni. Che rapidamente però la conduce in uno dei soliti inferni, covanti sottotraccia, in cui, procedendo tra qualche cadavere e passi falsi, si immerge la sua inchiesta di strada. Percorsi che seguono, si direbbe, un contenuto latente e uno manifesto: essendo manifesto il fine di sconfiggere il crimine e i criminali (qui un disgustoso e pietoso caso di sfruttamento infantile); ma strisciando al di sotto, una, molto ironica e molto feroce, critica al conformismo sociale che rende più inquietante ogni delitto. Ed è questo incantevole incastro di elementi e registri diversi che ha fatto dei romanzi gialli di Alicia Giménez-Bartlett, e della sua dura detective, insieme all’immancabile vice, Fermín Garzón, un caso letterario seguito dalla critica e amato dai lettori. Il movimento realistico e scabro dell’indagine poliziesca; un dialogo da commedia di puro divertimento, soprattutto incardinato nei duetti con Garzón, un Sancho Panza di carattere e ideologia opposti al suo Don Chisciotte femmina; un gusto per la scena che si esprime nella innumerevole galleria di personaggi, maschere che affollano le quinte dell’intrigo criminale.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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