L’oscura immensità della morte – Massimo Carlotto

Incipit L'oscura immensità della morte - Massimo Carlotto

Incipit L’oscura immensità della morte

1989 — una città del Nordest.
L’imputato aveva il labbro spaccato, gli occhi pesti, il naso rotto e gonfio con due tamponi emostatici che spuntavano dalle narici e lo costringevano a respirare con la bocca. I due agenti della polizia penitenziaria che lo sorreggevano dovettero aiutarlo a sedersi. Era conciato male. Il giudice, seccato, guardò l’avvocato per cercare di capire se avrebbe tentato di rinviare l’interrogatorio. L’altro lo rassicurò alzando le spalle. Il suo cliente aveva ben altri problemi a cui pensare. Il giudice, sollevato, dettò al cancelliere le generalità dei presenti e chiese all’imputato se intendeva sottoporsi all’interrogatorio.

Incipit tratto da:
Titolo: L’oscura immensità della morte
Autore: Massimo Carlotto
Casa editrice: E/O
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’oscura immensità della morte

L'oscura immensità della morte - Massimo Carlotto

Quarta di copertina / Trama

Nel corso di una rapina, un malvivente prende in ostaggio una donna e il figlio di otto anni e li uccide. L’uomo viene condannato all’ergastolo. Ma per Silvano Contin, al quale hanno ammazzato moglie e figlio, la sentenza non basta. Quel giorno ha perso tutto e si ritrova prigioniero della solitudine e della memoria.
Quindici anni dopo l’omicida, colpito da un tumore inguaribile, chiede la grazia e quindi necessariamente il perdono di Contin.
La risposta di quest’uomo, devastato dal dolore e avvolto dall’oscura immensità della morte, è il cuore di questo romanzo. Due sofferenze a confronto, quella della vittima e quella dell’ergastolano: chi sta scontando la pena più dura?. Due protagonisti si affrontano, il colpevole e l’offeso: chi è il peggiore? Dove si annida il male? Due tragedie si fondono, alimentate dall’incapacità dello stato a dare risposte certe alle vittime e ai “cittadini detenuti” rinchiusi in affollati istituti di pena.
Il ritmo dell’azione è serrato e travolgente, i dialoghi sono crudi e le riflessioni scarne ma essenziali. La visione del mondo può sembrare spietata, ma è semplicemente onesta e coraggiosa, ed esprime con vigore il lato tragico dell’esistenza.
Per Laurent Lombard, uno dei maggiori esperti di letteratura noir italiana, “si conferma il talento di Massimo Carlotto: una scrittura incalzante e incisiva, il contrasto dei sentimenti, il tono cinico che annienta le certezze morali e l’ipocrisia dominante dell’Italia contemporanea. Con questo romanzo l’autore ribadisce la sua posizione inedita nel panorama attuale del noir”.
(Ed. e/o; Noir dal Mondo)

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