Incipit Il palato assoluto
Fino all’età di cinco anni, era nasciuto nel misi di marzo del 1937, Caterino Zappalà fu un picciliddro normali che aviva accomenzato a parlari al tempo giusto, che non faciva crapicci chiossà di quanto ne facivano l’altri picciliddri, che mangiava, dormiva, chiangiva e arridiva priciso ‘ntifico ai sò coetanei.
Incipit tratto da:
Sò matre, la signura Ernestina, che aviva sulo quel figlio, faciva miracoli per dargli da mangiari sempri robba bona e sana, dato che, essenno scoppiata la guerra nel 1940, i geniri limintari avivano accomenzato a scarsiare e spisso nei negozi vinnivano cose fituse come se erano ginuine.
Il patre di Caterino, il cavaleri Artidoro, era raggiuneri capo del municipio e se la passava bona. Oltretutto aviva ereditato ‘na casuzza ‘n campagna con tanticchia di terra torno torno e si era fatto un orto che a quei tempi era ‘na ricchizza. E oltre all’orto, tiniva macari gaddrine e conigli.
Titolo: Il palato assoluto
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Stilos
Quarta di copertina / Trama
Caterino Zappalà ha una dote naturale che però gli procura alquanto disagio. Un luminare della medicina lo rassicura: “Non hai un difetto ma una perfezione”. Più esattamente “il palato assoluto”: qualsiasi cibo assaggia, capisce che ingredienti ha e soprattutto se sono di ottima qualità. Con questa dota può rovinare o arricchire qualsiasi ristorante, sicché nasce un business sul quale ovviamente mette gli occhi anche la mafia. Ma Caterino pensa più ad Annarosa che non ai menu.
(Ed. Stilos)