La pazienza del ragno – Andrea Camilleri

S’arrisbigliò di colpo, sudatizzo, col sciato grosso.

Incipit La Pazienza Del Ragno

S’arrisbigliò di colpo, sudatizzo, col sciato grosso. Per qualichi secondo non capì indovi s’attrovava, doppo fu il respiro leggero e regolare di Livia addrummisciuta allato a lui a riportarlo alle dimensioni accanosciute e rassicuranti. Era nella so càmmara di letto a Marinella. A tirarlo fora dal sonno era stata una fitta gelida come una lama alla ferita della spalla mancina. Non ebbe bisogno di taliare il ralogio sul comodino per sapiri che erano le tri e mezza di notte, per la precisione le tri, ventisette primi e quaranta secondi.

Incipit tratto da:
Titolo: La pazienza del ragno
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di La pazienza del ragno di Andrea Camilleri

Risvolto di copertina / Trama

«Può un omo, arrivato oramà alla fine della so carriera, arribbillarsi a uno stato di cose che ha contribuito a mantiniri?». Il commissario Montalbano sente il peso degli anni. E della solitudine. Si intenerisce, mentre cerca le parole e i gesti che lo nascondano agli altri; le parole che facciano barriera. Ascolta la voce di dentro. Si interroga: «Era solo un omo che aviva un pirsonale criterio di giudizio supra a ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. E certe volte quello che lui pinsava giusto arrisultava sbagliato per la giustizia. E viceversa. Allura, era megliu essiri d’accordo con la giustizia, quella scritta supra i libri, o con la propia cuscenza?». Il dilemma è da tragedia greca. Ma qui, nella malinconia e negli addolcimenti pudichi di una maturità giunta quasi al consuntivo, non l’eccezionalità dell’eroe importa; ma l’integrità di un individuo normale, che gli adempimenti dell’ufficio mette in rapporto con la falsità «politica», con la personale ricerca della franchezza, e con l’accertamento (se non pubblico, almeno privato) della verità. Montalbano si confronta pure con le convenzioni romanzesche del genere giallo. Per sottrarsi al «mestiere»: moralista senza moralismi, vulnerato dalla ingiustizia e dalla «libertà» di rapina governativamente legalizzata e accasata; e investigatore in servizio straordinario nel romanzo, che metaforiche «ferite», date o ricevute, fa pulsare nel non detto delle emozioni e nel clamore dello scandalo. La pazienza del ragno è un giallo anomalo. Senza «delitto» e spargimenti di sangue. A meno che delitto cruento non venga considerato lo splendore di vite costrette a consumarsi e a sprecarsi nell’odio. Nell’attesa di una catarsi che, accompagnata dalla solidale e indulgente compassione di Montalbano, metta in calma le coscienze e le riposizioni nel gioco delle parti: dopo che l’agitazione «teatrale» della «ragnatela», pazientemente tessuta dall’odio, ha esaurito la funzione strategica di «menzogna» che sulla scena ha portato, irretendolo, il vero colpevole. Camilleri sorprende ancora una volta. E si rinnova. Con questo trepido romanzo dai tempi alternati e dialoganti.
Salvatore Silvano Nigro
(Ed.Sellerio; La Memoria)

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