La regina disadorna – Maurizio Maggiani

Incipit La regina disadorna - Maurizio Maggiani

Incipit La regina disadorna

Oltre la Persia dei Re, sui primi contrafforti calcarei delle montagne dell’Oidana, cresce un piccolo bulbo, il croco sativo.
Per tutta la ventosa primavera e per la secca estate non fa che vivacchiare, vegetando lentamente cinque lunghe e sottilissime foglie colorate di un verde azzurrino striato d’argento. Poi, con le prime piogge d’autunno, apre il suo fiore, a volte turchino, a volte violetto. È un fiore di cinque petali che si uniscono in un delicato calice; nel calice quattro lunghi stami, sottili come pagliuzze, maturano dal giallo acceso all’arancio.
A questo punto, prima che i venti freddi che rotolano selvaggi giù dalle vette dall’Hindukush inizino a spianare le erbe dei prati, le ragazze dei villaggi di pastori sparsi sull’altopiano intraprendono la raccolta dello zafferano, Zahfran, la chioma degli angeli. È un lavoro di grande pazienza e virtù, che le giovani donne compiono con grazia e maestria staccando con le unghie gli stami uno a uno. Come impone la legge, nessuna di loro è più vecchia di tredici anni, nessuna ha mai toccato un uomo.Alla fine del raccolto, dalle terre di un’intera tribù si ricavano non più di due once di prodotto essiccato, ben custodito in sacchetti di tela di lino appesi ai soffitti delle capanne.

Incipit tratto da:
Titolo: La regina disadorna
Autore: Maurizio Maggiani
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di La regina disadorna

La regina disadorna - Maurizio Maggiani

Quarta di copertina / Trama

Un prete ragazzo e una regina bambina. Lo scenario solennemente operaio del porto di Genova e quello solennemente primitivo di un’isola sperduta nel Pacifico. Due vite si sfiorano alle miracolose altezze dell’innocenza e della giovinezza sopra i paesaggi del secolo, le ferite della storia, l’invadenza del caso. E a segnare l’umana avventura della moltitudine di personaggi che si muovono intorno, il passo inconfondibile della speranza. Romanzo sull’innocenza dei popoli, sull’aristocrazia delle anime e dei corpi, sul maestoso pudore dell’amore materno, popolato di animali, paesaggi, prodezze della natura, La regina disadorna è una grande favola storica. Comincia ai primi del secolo nel porto di Genova, apocalisse di uomini e macchine, lingue e dialetti, opere e merci. Figlio della bizzosa sensualità di Sascia e della virile bellezza di Paride, Giacomo è un ragazzo modellato. Dalla sua giovinezza, e destinato a rimanerle fedele. Uscito dal seminario, dopo la parentesi d’ombra della seconda guerra mondiale, è uno stranito sacerdote, inviato come missionario in un’isola del Pacifico. A Moku Iti, sotto il suo nero vulcano, nel suo azzurro ignoto e familiare a un tempo, Giacomo impara la febbrile indolenza di un popolo che – lui lo sa bene – non ha bisogno della sua religione. La figlia di re John, Lucy, gli cresce accanto, bella della sua voce miracolosa, forte della sua docile fermezza, avviata a un destino di regina bambina. Giacomo e Lucy si dicono muti le parole indecifrabili che fanno da ponte fra due civiltà, fra due storie, fra due mondi, l’uno e l’altro minacciati dalla fine, ma entrambi depositari di un’ultima ricchezza, di un’ultima folgorante disadorna verità.
(Ed. Feltrinelli; Economica Universale)

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