Ricordi di un vicolo cieco – Banana Yoshimoto

Incipit Ricordi di un vicolo cieco - Banana Yoshimoto

Incipit Ricordi di un vicolo cieco

“Perché invece non vieni a mangiare da me, Setchan? Io avrei voglia di nabe, ma prepararlo a casa da soli non c’è gusto.”
Io avevo detto semplicemente:
“Per ringraziarti del tuo aiuto al lavoro, con i soldi della paga vorrei invitarti a mangiare”.
E quella era stata la risposta di Iwakura.
Ero indecisa. Se un ragazzo che vive da solo ti fa una proposta del genere, come interpretarla?
Però, conoscendolo, nel suo invito non dovrebbero esserci secondi fini, pensai, e in più casa sua dovrebbe essere proprio dalle mie parti.
A ogni modo lo aveva detto con un’espressione innocente, e un tono di noncuranza, e anche il battito del mio cuore non aveva subito nessuna accelerazione.
Vi era in lui qualcosa di indefinibile, come un ciclo nuvoloso nel cuore dell’inverno, a metà tra allegria e cupezza, che in qualche modo mi tratteneva dall’innamorarmi di lui. Non riuscivo a percepire quell’energia e quell’esaltazione che ti danno una carica straordinaria, così importanti negli amori giovanili.
“Allora vengo a cucinare da te?” dissi, e decidemmo tranquillamente la data.
Eravamo seduti su una panchina nel campus dell’università che entrambi frequentavamo, sotto l’unico grande albero di keyaki.
Io avevo pochi amici, e quei pochi erano talmente presi dai loro lavoretti part-time che alle lezioni non venivano quasi mai, tipica situazione di tante stupide università private. Fu così che Iwakura e io, trovandoci spesso da soli, facemmo naturalmente amicizia.
( La casa dei fantasmi )

Incipit tratto da:
Titolo: Ricordi di un vicolo cieco
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Deddoendo no omoide
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Ricordi di un vicolo cieco

Ricordi di un vicolo cieco - Banana Yoshimoto

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Quarta di copertina / Trama

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Cinque racconti per cinque personaggi che, in seguito a eventi improvvisi e dolorosi, si interrogano sul significato della propria vita e sulla possibilità di essere felici.
Nel primo racconto, intitolato La casa dei fantasmi, due compagni di università, Setsuko e Iwakura, sono legati da un profondo legame di amicizia destinato a trasformarsi in un amore profondo.
Il secondo racconto, intitolato Mammaa!, parla di un tentativo di avvelenamento ai danni di Matsuoka, una ragazza che lavora in una casa editrice. Matsuoka rimette in discussione il legame con le persone che credeva di amare e decide di tornare per un po’ di tempo nel paese natale dove, grazie alla quiete e alle attenzioni della nonna, recupera la fiducia in se stessa e nei rapporti umani.
Il terzo racconto è una tragica storia di amicizia tra bambini. Mitsuyo, una scrittrice affermata, ricorda il suo rapporto con Makoto, un amico d’infanzia con il quale trascorreva tutti i pomeriggi dopo la scuola.
Nel quarto racconto Tomo è vittima di uno stupro. Sarà l’amore per Misawa, un uomo incontrato per caso alla mensa aziendale, a farle ritrovare la serenità? È quello che si chiede Banana alla fine del racconto, in un’amara riflessione sulla solitudine dell’uomo di fronte al dolore e sulla possibilità o meno di essere felici.
L’ultimo racconto, che dà il titolo al libro, Ricordi di un vicolo cieco, ha come protagonista Mimi, una ragazza che scopre il tradimento del fidanzato. Decide allora di cambiare città per cercare di dimenticarlo e incontra Nishiyama, la felicità: un piatto di riso al curry buonissimo fatto mescolando per caso alcuni ingredienti avanzati, tragicamente impossibile da ripetere una seconda volta con lo stesso, identico sapore.
Con un linguaggio semplice e scorrevole, Banana Yoshimoto affronta in queste storie tematiche complesse ma, alla fine, i suoi personaggi riescono sempre a trovare nella riscoperta dei rapporti umani e nella placida quotidianità dei legami affettivi la serenità e la forza per continuare a vivere.
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)

Ricordi di un vicolo cieco - Audiolibro - Yoshimoto