Il seno – Philip Roth

Incipit Il seno – Philip Roth

Incipit Il Seno

Cominciò stranamente. Ma poteva forse esserci un altro inizio? Si dice che tutte le cose sotto il sole cominciano “stranamente” e finiscono “stranamente” e sono strane; una rosa perfetta è “strana”, proprio come una rosa imperfetta, e come la rosa di normalissimo colore e gradevolezza che cresce nel giardino del vicino. Conosco quella prospettiva da cui ogni cosa appare terrificante e misteriosa. Rifletti sull’eternità, considera, se ne sei capace, l’oblio, e tutto diventa un portento. Eppure in assoluta umiltà io dico; certe cose sono più straordinarie di altre e che io sono una di esse.

Incipit tratto da:
Titolo: Il seno
Autore: Philip Roth
Traduzione: Silvia Stefani
Titolo originale: The Breast
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il seno

Il seno – Philip Roth

Incipit The Breast

It began oddly. But could it have begun otherwise, however it began? It has been said, of course, that everything under the sun begins oddly and ends oddly, and is odd. A perfect rose is “odd,” so is an imperfect rose, so is the rose of ordinary rosy good looks growing in your neighbor’s garden. I know about the perspective from which all that exists appears awesome and mysterious. Reflect upon eternity, consider, if you are up to it, oblivion, and everything becomes a wonder. Still, I would submit to you, in all humility, that some things are more wondrous than others, and that I am one such thing.

Incipit tratto da:
Title: The Breast
Author: Philip Roth
Publisher: Vintage
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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Come un Gregor Samsa dei giorni nostri, il professor David Kepesh si sveglia una mattina scoprendo di aver subìto una metamorfosi. Ma mentre il protagonista di Kafka si era trasformato in uno scarafaggio gigantesco, il personaggio dell’esuberante fantasia di Philip Roth è diventato un enorme seno femminile. Chiuso nella stanza di una clinica, costretto a letto, Kepesh si trova ad affrontare le conseguenze della sua nuova condizione: sente e parla, ma non può vedere, e vive gli unici momenti gratificanti del suo rapporto con gli altri attraverso il tatto. Kepesh preferirebbe che il medico, l’infermiera, l’analista, suo padre, la sua compagna gli dicessero che è diventato completamente pazzo, ma anche questo sollievo gli è negato. Anzi, tutti gli chiedono di essere ragionevole e di accettare la sua nuova natura. Ma come accettare di essere una ghiandola mammaria di settanta chili?
«Cominciò stranamente. Ma poteva forse esserci un altro inizio? Si dice che tutte le cose sotto il sole cominciano “stranamente” e finiscono “stranamente” e sono strane; una rosa perfetta è “strana”, proprio come una rosa imperfetta, e come la rosa di normalissimo colore e gradevolezza che cresce nel giardino del vicino. Conosco quella prospettiva da cui ogni cosa appare terrificante e misteriosa. Rifletti sull’eternità, considera, se ne sei capace, l’oblio, e tutto diventa un portento. Eppure in assoluta umiltà io dico che certe cose sono più straordinarie di altre e che io sono una di esse».
(Ed. Einaudi; L’Arcipelago)