Il senso dell’elefante – Marco Missiroli

Incipit Il senso dell’elefante – Marco Missiroli

Incipit Il senso dell’elefante

C’era un uomo, al’uomo in questione andava così così, c’era il diluvio universale e lui stava sul tetto di casa per non affogare, chiede a Dio con tutta la sua fede di essere salvato e nel suo cuore sa che Dio lo salverà.
Arriva un’imbarcazione, l’uomo la rifiuta perché è sicurissimo che verrà il Signore a salvarlo per cui dice no grazie, nel mentre l’acqua cresce, arriva un’altra imbarcazione ma lui aspetta Dio. Intanto l’acqua gli sale al collo, passa una terza imbarcazione, no grazie. Allora affoga. Quando in paradiso vede finalmente il Signore gli dice: tu avevi promesso di salvarmi! Dio lo guarda, senti un po’ ti ho mandato tre barche, sa vot adés?

Il gabbiotto era un buco pulito, arredato con un tavolo di legno finto e due sedie di vimini. Sul muro c’erano le caselle della posta e accanto il vetro della guardiola, una mensola con una radio scassata e un telefono, su un altro muro il ritratto a china del Duomo di Milano e un chiodo. Da una porta a soffietto si entrava in un appartamento minuscolo, camera da letto e cucina. Prima di andarsene la vecchia portinaia l’aveva lustrato da cima a fondo, aveva abbandonato una moca quasi nuova e una confezione di caffè, una bottiglia di olio a metà e un flacone di bagnoschiuma per pelli sensibili. Nel cassetto del tavolo un quadrato di cartone con una ventosa e la scritta Torno subito. Aveva lasciato anche dieci ganci piantati nella parete della camera da letto, su ogni gancio erano appese le copie delle chiavi di tutti gli appartamenti.
Pietro non le aveva mai sfiorate da quando era diventato il nuovo portinaio, un mese prima. Lo fece quel pomeriggio, si avvicinò a uno dei ganci e sfilò le chiavi dei Martini. Il dottor Luca e sua moglie Viola erano andati a prendere la figlia all’asilo. Le fece scivolare in tasca e tornò a sciacquare lo straccio nel bagno cieco, lo buttò in un secchio di plastica e gli versò addosso due tappi di detergente. Barcollò per il peso fino all’atrio dove cominciavano le scale. Lo strizzò e strofinò un gradino, si raggomitolò e salì all’indietro, un ragno dalle zampe monche. Passava lo straccio con le mani e si trascinava il secchio, quando arrivò al primo piano sollevò gli zerbini dei tre appartamenti e proseguì fino al secondo. Si fermò. Partì dalla porta dell’avvocato Poppi. Lo zerbino aveva la scritta Lasciate ogni speranza, sollevò e pulì, si spostò su quello dei Martini. Lo arrotolò e tolse con cura il grasso dal marmo, si alzò, la maniglia della porta era insozzata di ditate. Usò un fazzoletto per toglierle, lo rimise in tasca e sentì le chiavi grattare sul palmo. Le tirò fuori, le infilò nella toppa. Aprì.

Incipit tratto da:
Titolo: Il senso dell’elefante
Autore: Marco Missiroli
Casa editrice: Guanda
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il senso dell’elefante

Il senso dell'elefante - Marco Missiroli

Quarta di copertina / Trama

La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell’elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all’improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al
secondo piano. Perché Pietro entra in casa di Martini quando non c’è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? Il segreto che li unisce scava nel significato dei rapporti affettivi, veri protagonisti di un intreccio che si svela a poco a poco, arrivando all’origine di tutto: una ragazza conosciuta da Pietro quando era un sacerdote senza Dio, in una Rimini dura e poetica, a tratti felliniana. Qui inizia questa storia che accompagna i suoi personaggi nella ricerca di un antidoto alla solitudine dei nostri tempi, verso una
libertà di scelta, e di sacrificio. In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l’amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l’altro. A partire da una semplice, terribile domanda: a che cosa siamo disposti a rinunciare per proteggere i nostri legami?
(Ed. Guanda)

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