La stella di Ratner – Don DeLillo

Incipit La stella di Ratner – Don DeLillo

La stella di Ratner

Il piccolo Billy Twillig salì a bordo di un sony 747 diretto verso una terra lontana. Questo si sa per certo. Che salì sull’aereo. L’aereo era un Sony 747, come indicato sull’aereo stesso, ed era previsto che arrivasse in un luogo prestabilito un certo numero di ore dopo il decollo. Questa parte è comprovata, solida come una roccia (khalix, calculus), vera come il numero uno. Davanti c’era però l’orizzonte sonnolento, pulsante fra polvere e fumo, una finzione i cui limiti erano determinati dalla prospettiva individuale, un po’ come quelle quantità immaginarie (la radice quadrata di meno uno, per esempio) che conducono a dimensioni nuove.

Incipit tratto da:
Titolo: La stella di Ratner
Autore: Don DeLillo
Traduzione: Matteo Colombo
Titolo originale: Ratner’s Star
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La stella di Ratner

La stella di Ratner - Don DeLillo

Incipit Ratner’s Star

Little Billy Twillig stepped aboard a Sony 747 bound for a distant land. He boarded the plane. The plane was a Sony 747, labeled as such, and it was scheduled to arrive at a designated point exactly so many hours after takeoff. This much is subject to verification, pebble-rubbed (khalix, calculus), real as the number one. But ahead was the somnolent horizon, pulsing in the dust and fumes, a fiction whose limits were determined by one’s perspective, not unlike those imaginary quantities (the square root of minus-one, for instance) that lead to fresh dimensions.

Incipit tratto da:
Title: Ratner’s Star
Author: Don DeLillo
Publisher: Vintage
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Billy Twillig è un premio Nobel, il più geniale matematico della sua epoca, il massimo esperto in un campo di studi così specializzato ed estremo da coincidere, praticamente, con la sua sola persona. E ha quattordici anni.
È stato prelevato da forze non meglio precisate e condotto in una località segreta dell’Asia centrale per partecipare all’Esperimento sul campo numero uno: un enorme centro di ricerca in cui studiosi di tutto il mondo cercano di raggiungere «la conoscenza. Studiare il pianeta. Osservare il sistema solare. Ascoltare l’universo. Conoscere noi stessi».
Billy è stato convocato perché rappresenta l’unica speranza per decifrare il mistero supremo: tempo fa, proveniente dalla lontana stella di Ratner, è giunto un segnale radio che ha tutta l’apparenza di un messaggio da un’intelligenza aliena. Ma nemmeno la più alta concentrazione di scienziati del pianeta è riuscito a decodificarlo. Finora.
Per la prima volta tradotto in italiano, La stella di Ratner è, fin dal suo apparire nel 1976, tra tutti i romanzi di Don DeLillo l’oggetto del culto più tenace, enigmatico e sotterraneo.
Qualche anno più tardi, tentando di spiegarne il segreto, lo stesso DeLillo dirà: «Ho provato a scrivere un romanzo che non solo avesse la matematica tra i suoi argomenti, ma che, in un certo senso, fosse esso stesso matematica. Doveva incarnare un modello, un ordine, un’armonia: che in fondo è uno dei tradizionali obiettivi della matematica pura». Un libro, in altri termini, in cui la forma e la teorizzazione della forma coincidono con il contenuto: in cui gli opposti si riversano l’uno nell’altro in una fuga senza fine, come in un nastro di Möbius o nel simbolo dell’infinito. E tutto ciò DeLillo lo fa con una versione postmoderna di Alice nel paese delle meraviglie (richiamata fin dai titoli delle due parti del romanzo: Avventure e Riflessi), costruendo un testo che riesce a essere al medesimo tempo un concentrato di humour, una satira delle umane, universali ambizioni e dei moderni fallimenti tecnico-burocratici, un «ritratto d’artista» e un romanzo di formazione. Ma forse la migliore descrizione della Stella di Ratner è racchiusa fra le pagine del libro: «un romanzo sperimentale, un’allegoria, una geografia lunare, una magistrale autobiografia, un criptico trattato scientifico, un’opera di fantascienza».
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

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