La straduzione – Laura Pariani

Questa è la casa di Witold Gombrowicz

Incipit La straduzione

Questa è la casa di Witold Gombrowicz, calle Venezuela 615: al balconcino del secondo piano, dove stava a pensione, il gennaio argentino infuoca i vetri. Alzo gli occhi al cielo azzurro: non è diverso da quello che lui da qui guardò per vent’anni, trasparente di un sole alto e aggressivo; uguale a quello che vedevo io trentasette anni fa, ogni volta che traversavo il quartiere di San Telmo per raggiungere il parque Lezama. E, ripercorrendo la stessa strada di allora, i passi sul marciapiedi di piastrelle mi fanno una strana eco nella testa: la via è vuota, il barrio riposa come ogni domenica mattina.

Incipit tratto da:
Titolo: La straduzione
Autrice: Laura Pariani
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Laura Pariani

Copertina di La straduzione di Laura Pariani

Quarta di copertina / Trama

Nel suo diario, Gombrowicz nel 1966, ormai lontano dall’Argentina, scriveva: «Mi risulta doloroso che rimanga così poco del mio soggiorno argentino. Dove sono quelli che possono narrare la mia storia, descrivere e raccontare come io ero?».
A Buenos Aires Gombrowicz era arrivato a bordo di un transatlantico per un breve soggiorno, proprio nei giorni dell’invasione della Polonia da parte di Hitler. In partenza per tornare in Europa, Witold fugge all’ultimo momento bruciando i ponti con il vecchio mondo. Decide di ricominciare daccapo, in un luogo che lo attrae e di cui non conosce neppure la lingua. Il suo è un dispatrio volontario, uno scrittore esule e poverissimo in cerca della propria libertà nell’Argentina ricca di quegli anni. Intorno a lui l’ascesa al potere di Perón, il rifiuto dell’aristocratico circolo intellettuale di Borges e di Bioy Casares, la diffidenza di arcigne affittacamere, la fame placata ai funerali di sconosciuti, ma anche l’amicizia con pizzaioli, sartine, vagabondi, ragazzi di vita, intellettuali irregolari, e soprattutto un giovane italiano immigrato, Mattia, che sogna il riscatto della sua vita miserabile attraverso la boxe cui di dedica dopo il massacrante lavoro ai macelli. Come Mattia, anche Witold coltiva un sogno, quello di riuscire a tradurre il suo romanzo Ferdydurke in una lingua che non padroneggia, spalleggiato dagli amici che si ritrovano al biliardo del suo Café e che non conoscono il polacco. Due sogni, due storie parallele, in fondo la stessa storia, perché la scrittura come la vita è uguale alla boxe.
La straduzione è un romanzo argentino, o meglio è una dichiarazione d’amore che l’autrice fa a un paese e a una cultura vicini e lontani, o forse meglio a una città, Buenos Aires e a uno dei suoi più suggestivi quartieri, San Telmo.
«Vedi, l’Argentina è così…» aveva detto Witold a Vence sul suo letto di morte alla persona che amava e che mai aveva visto Buenos Aires. E questo è il filo del ricordare e del raccontare di Laura Pariani, la sua scommessa nel farci entrare nel mondo del c’era una volta e dell’oggi che c’è. «Vedi, l’Argentina è così…»
(Ed. Rizzoli; La Scala)

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