Sheol – Marcello Fois

C’era una cosa che lo faceva andare in bestia.

Incipit Sheol

C’era una cosa che lo faceva andare in bestia. Una cosa per la quale poteva scordare persino i più elementari principi di civiltà: quando spegnevano le cicche nel suo posacenere. Per Ruben Massei, ispettore della mobile del Commissariato Zona Centro di Roma, il posacenere aveva un valore esclusivamente decorativo. Era un elemento indispensabile nella specifica cosmogonia del suo tavolo, ma assolutamente privo di funzioni. Anche perché Ruben Massei odiava il fumo.

Incipit tratto da:
Titolo: Sheol
Autore: Marcello Fois
Casa editrice: Einaudi

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Quarta di copertina / Trama

C’è un caso, tra i tanti, che Ruben Massei, ispettore della Squadra Mobile, deve – anzi vuole – risolvere: come se ne andasse della sua vita. Infatti è proprio della sua vita che si tratta, in modo oscuro.
Questo caso riguarda il presente, ma ha radici lontane. Nei pressi di una villa fuori Roma, tre naziskin e una ricca signora ebrea scompaiono lo stesso giorno, il 4 settembre del 1993. E cinquant’anni prima, in quella stessa villa, una famiglia ebrea stava tentando di sfuggire alla deportazione.
Una ricca signora ebrea e tre naziskin scomparsi nel nulla da un giorno all’altro. Una villa fuori Roma che pare il centro di tutto: nel 1993 come nel 1943.
Questo è «il caso» di Ruben Massei, ispettore della Squadra Mobile del Commissariato Zona Centro di Roma. Un’indagine non autorizzata, la sua, dalla quale è stato di fatto estromesso. Eppure, «pazzo di sensazioni e senza uno straccio di prova», Ruben Massei continua a indagare, a trovare indizi, a seguire false piste: a inseguire fantasmi, soprattutto.
Perché quel caso gli parla di lui. Delle sue radici, della sua storia privata, e delle intersezioni con l’altra Storia, quella di tutti. Ruben è ebreo, la sua famiglia è stata sterminata ad Auschwitz nel 1943, quando lui non aveva ancora un anno. Forse è per questo che si trasforma in un segugio sempre all’erta: per stanare il suo passato. E se tutto ciò provocherà una rivoluzione nel suo mondo ordinato, tanto meglio.
Perché Ruben è un vecchio ispettore cocciuto, e crede che «le parole non dormano», che «le idee esigano una cura costante, a dispetto di tutto, a dispetto del pudore». Allora meglio, infinitamente meglio, una verità che non consola, ma che dà riposo. Soprattutto a qualcuno che viene da molto lontano: dallo sheol, da un altro mondo.
(Ed. Einaudi; L’Arcipelago)

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