Incipit Sino al confine
Nel luglio del 1890 Gavina Sulis finì i suoi studi.
Incipit tratto da:
Suo padre, ex-impresario di strade comunali, uomo abbastanza intelligente, le aveva fatto ripetere la quarta classe elementare, perchè nella piccola città non v’erano altre scuole femminili.
Il giorno degli esami ella se ne tornava a casa pensando che oramai erano finiti per lei i giorni di libertà e d’ozio. Aveva quasi quattordici anni; si credeva già una donna matura, e ricordava le parole del suo confessore:
«Il Signore ha detto che la donna deve custodire la casa, fuggire l’ozio e le cattive compagnie».
Riguardo alle «compagnie» ella sfuggiva non solo le cattive, ma anche le buone; e imitava appunto il suo confessore che andava sempre solo, a occhi bassi, rasente ai muri. Arrivata in fondo alla strada, ella si volse un momento e guardò l’antico monastero dov’erano le scuole, e la valle melanconica, coperta di olivastri e di peri selvatici, e sospirò.
Addio! Forse passeran degli anni prima ch’ella riveda, la valle selvaggia, la strada solitaria, la facciata nera e grigia della scuola. La sua casa sorgeva all’altra estremità del paese, quasi sotto la montagna, sull’orlo di un’altra valle, coltivata in parte, questa, verde e grigia di vigne e d’oliveti. Per arrivare a casa, Gavina dunque doveva attraversare tutta la piccola città, il Corso e le viuzze dietro il Corso.
Titolo: Sino al confine
Autrice: Grazia Deledda
Casa editrice: F.lli Treves
Quarta di copertina / Trama
La protagonista di “Sino al confine” di Grazia Deledda è la giovane Gavina Sulis, che ancora deve compiere 14 anni.
L’episodio che dà l’avvio l’intera vicenda è un bacio che il giovane seminarista Priamo Efix dà a Gavina: quest’ultima, profondamente turbata, confessa quello che ai suoi occhi è un terribile peccato al canonico Bellìa, il quale non solo non assolve la ragazza, ma la accusa di aver fuorviato un uomo di Dio, e di aver ormai contaminato la sua anima.
Gavina sposerà in seguito Francesco e Priamo Efix, non sopportando la delusione del suo amore per Gavina, si suiciderà.
Gavina, scioccata, si sente colpevole della morte di Priamo, ma solo lentamente riuscirà a togliersi questa colpa dalle spalle comprendendo che Dio non è così tiranno e intollerante che va seguito con fede cieca come le è stato sempre dipinto.
Soltanto alla fine Gavina, divenuta ormai una donna, apprenderà un diverso modo di approcciarsi al Divino.
(Ed. Scrivere)