Una stanza tutta per gli altri – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Una stanza tutta per gli altri – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Una stanza tutta per gli altri

Prima di scrivere qualunque cosa su questo diario nuovo che ho, devo, prima di tutto, raccontare come siamo arrivate Lottie e io a servire in questa casa, perché è la cosa più importante che è capitata; certo che sono anche capitate cose belle come andare a raccogliere fiori nei prati e funghi e bacche. Ma la cosa più importante è il giorno che il signorino Fry ci ha messe sul treno e ci ha salutate alla stazione e siamo venute ad Asham. Lì era venuto il signor Woolf ad aspettarci al binario e Lottie mi ha detto all’orecchio che non era un bell’uomo ma poi proprio mentre stava per stringerci la mano quella stupida mi ha dato dei pizzicotti al braccio che quasi mi ha fatto male e io ho dovuto rifilarle una gomitata di nascosto. Magari il signor Woolf si è accorto di qualcosa e ha pensato male di noi quelle due stupide ma credo di no. La casa è grande e dentro faceva freddo ma questo era quel che mi interessava di meno in quel momento io quel che volevo davvero era vedere la signora. Sapevo tutto di lei perché era amica del signorino Fry ma non l’avevo mai vista. Sapevo che era stata molto malata e pazza in un manicomio ma solo per un po’. Sapevo che prima di noi aveva avuto un’infermiera e una cuoca e una cameriera. La pazzia le era già passata prima del nostro arrivo. Ma quell’imbecille di Lottie aveva paura di vederla perché diceva che poteva saltarci addosso urlando e cavarci gli occhi. Lei dice che ne ha visti tanti di pazzi furiosi quando era piccola ma io non le credo perché ha sempre paura di tutto e me ne sono accorta dal primo giorno che l’ho conosciuta ma dato che siamo diventate amiche e adesso è mia amica faccio finta di niente e non glielo dico quanto mi sembra stupida a volte. Avevo così tanta voglia di conoscere la nuova signora che non ho fatto molto caso neanche quando il signor Woolf ci ha fatto vedere la nostra stanza. Lì abbiamo lasciato le valigie e i cappotti. Avevamo già avuto un’altra signora che era la madre del signorino Fry ma una signora vecchia non è la stessa cosa di una signora giovane.

Incipit tratto da:
Titolo: Una stanza tutta per gli altri
Autrice: Alicia Giménez-Bartlett
Traduzione: Maria Nicola
Titolo originale: Una habitación ajena
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Una stanza tutta per gli altri

Una stanza tutta per gli altri – Alicia Giménez-Bartlett

Incipit Una habitación ajena

Creo sentir la misma fascinación por el llamado grupo de Bloomsbury que sienten muchos de mis contemporáneos de cualquier nacionalidad.El motivo se me antoja simple. Al margen de cualquier consideración artística o literaria, ese puñado de intelectuales se anticipó a un sueño que mezcla lo social y lo individual y por el que suspirábamos y siempre suspiraremos la gente que formamos parte de la generación que de algún modo quedó marcada por mayo del 68. Estoy refiriéndome a la libertad. Libertad sexual de pensamiento, de creación. Libertad en las relaciones humanas, en el modo de vida, en la negación de lo convencional.

Incipit tratto da:
Título : Una habitación ajena
Autor : Alicia Giménez-Bartlett
Editor : Lee-r
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

«Credo di essere affascinata dal cosiddetto gruppo di Bloomsburycome molti miei contemporanei di ogni nazione. Le pagine che seguono sono una commistione di frammenti del diario di Nelly Boxall e brani del romanzo basato su fatti reali che un giorno finirò di scrivere». Con questa finzione, il ritrovamento del diario di una domestica di casa più la sistemazione di appunti stesi durante una ricerca storico biografica, si annuncia un racconto sul gruppo di Bloomsbury, e soprattutto sulla sua affascinante ed enigmatica protagonista, Virginia Woolf. Solo che Una stanza tutta per gli altri tradisce la sua promessa (già nel titolo, parodistica parafrasi del celebre saggio emancipazionista della Woolf Una stanza tutta per sé) per essere sopratutto il romanzo di Nelly, la domestica che dal 1916 al 1934 servì in casa Woolf. Il romanzo, certo, di ciò che Nelly vedeva: il marito Leonard, i sodali del gruppo, Lytton Strachey, la sorella Vanessa, grande pittrice, Catherine Mansfield, Vita Sackville-West, brandelli di vita della Hogarth Press; e di Virginia, la presenza, quasi volatile, l’ipersensibilità, il suo amore per essere amata. Ma il gruppo di Bloomsbury è solo una cornice, uno sfondo, e forse, viene voglia di dire, una placenta che nutre un mondo di donne che anela a nascere, ma diventa presto solo il decorso di una ossessione impossibile a sciogliersi, di una specie di legame invincibile e doppio. Quello di Nelly per Virginia, dapprima adorata senza discussione; poi progressivamente odiata e amata in un desiderio mimetico, nello sforzo ostinato e respinto insieme di liberarsene. E il legame di Virginia per Nelly, che le sembra una personalità da romanzo: «Se questo diario non l’avessi scritto io e un bel giorno dovesse cadere nelle miei mani, cercherei di scrivere un romanzo su Nelly», confessa la grande scrittrice, quasi sperando di poter scrutare nella psicologia della domestica come in una Signora Dalloway sfortunata. Una stanza tutta per gli altri è un romanzo sottile, anticonvenzionale, attraversato da una vena antiretorica, in cui si può leggere di un intricato rapporto, descritto senza soggiacere a miti e fascinazioni. Ma si può leggere anche una versione di Nelly del gruppo intellettuale più influente del Novecento che lo dilegua in una specie di sentimento del contrario e ne rovescia l’atmosfera, rendendolo ironicamente ancora di più rappresentativo del secolo.
(Ed. Sellerio: Il Contesto)

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