Trastulli d’animali – Yukio Mishima

Incipit Trastulli d’animali

È difficile immaginare che questa fotografia sia stata scattata pochi giorni prima dell’ultimo penoso incidente. Tutti e tre hanno un’espressione veramente serena e lieta. Sembra proprio di leggervi: ecco il viso di persone che hanno fiducia l’una nell’altra. La fotografia è stata subito donata all’abate del tempio Taisenji, che la conserva ancora con cura. Sulla banchina del magazzino per l’attrezzatura navale, sotto il sole cocente d’estate, abbacinati anche dal riflesso del mare sottostante, ippei Kusakado con uno yukata bianco a piccolissimi motivi, Yuko con un abito bianco, Koji con maglietta da polo e pantaloni bianchi appaiono come un’unica candida macchia in cui spiccano solo i volti abbronzati, i colori sono innegabilmente vivi, ma è come se l’immagine fosse pervasa da una vaga oscillazione, si ha l’impressione che sia sfuocata. È naturale. Perché la macchina fotografica era stata affidata al barcaiolo e la fotografia scattata dalla barca che, nonostante l’assenza del vento, non poteva esimersi da un leggero ondeggiamento.

Incipit tratto da:
Titolo: Trastulli d’animali
Autore: Yukio Mishima
Traduzione: Lydia Origlia
Titolo originale: Kemono no tawamure
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Yukio Mishima

Trastulli d'animali di Yukio Mishima

Quarta di copertina / Trama

In una casa sul mare circondata dai fiori vivono una breve e tragica estate Yuko, che si prende cura del marito semiparalizzato e muto, e il giovane e vigoroso Koji.
Quest’ultimo è appena uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna a due anni proprio per aver ferito gravemente al capo il marito di Yuko, della quale il giovane si era perdutamente invaghito.
Alcune settimane trascorrono in una crescente tensione perché gli amanti, apparentemente padroni della situazione, in realtà sono ossessionati dalla presenza silenziosa e rassegnata del marito, che suscita in loro sentimenti misti di pietà, rimorso e odio: non sopportano il sospetto di essere guardati come due animali che si trastullino, innocentemente felici. Il monologo col quale Koji si rivolge all’invalido, come per rimuovere la maledizione che grava su quell’amore, fa precipitare il trio verso il compimento di un delitto che sembra rispondere a un segreto desiderio di espiazione e di morte.
Vissuta sullo sfondo di una natura idilliaca, tra le spiagge e le pinete della penisola di Izu, questa storia di un eros appassionato che conduce irragionevolmente alla rovina acquista un’aura di essenzialità e fatalità che è stata paragonata da molti a quella propria della tragedia greca.
Mishima indugiò nel comporre il fortissimo epilogo: la notte del capodanno del 1961, a Milano, dopo aver ascoltato il Fidelio di Beethoven alla Scala, scrisse di getto l’ultimo capitolo, degno di coronamento di uno dei suoi romanzi più significativi.
(Ed. Feltrinelli; U.E.)

Cronologia opere e bibliografia di Yukio Mishima