Troppi paradisi – Walter Siti

Mi chiamo Walter Siti, come tutti.

Incipit Troppi paradisi

Mi chiamo Walter Siti, come tutti. Campione di mediocrità. Le mie reazioni sono standard, la mia diversità è di massa. Più intelligente della media, ma di un intelligenza che serve per evadere. Anche questa civetteria di mediocrità, come i ragazzi di borgata che indossano a migliaia le T-shirts con su scritto «original»; notano la contraddizione e gli sembra spiritosa. L’eccezionalità occupa i primi cinque centimetri, tutto il resto è comune. Se non fossi medio troverei l’angolatura per criticare questo mondo, e inventerei qualcosa che lo cambia.

Incipit tratto da:
Titolo: Troppi paradisi
Autore: Walter Siti
Casa editrice: Einaudi

Libri di Walter Siti

Copertina Troppi paradisi di Walter Siti

Quarta di copertina / Trama

«Sono l’Occidente perché odio le emergenze e ho fatto della comodità il mio dio. Sono l’Occidente perché detesto i bambini e il futuro non mi interessa. Sono l’Occidente perché godo di un tale benessere che posso occuparmi di sciocchezze, e posso chiamare sciocchezze le forze oscure che non controllo. Sono l’Occidente perché il Terrore sono gli altri».
Si chiama «Walter Siti, come tutti», il protagonista di questo romanzo. Se da giovane era convinto di essere anomalo, adesso, giunto a sessant’anni, ha scoperto di essere tipico. «La mia prima mediocrità, – dice di sé, – è caratteriale, ed epica, volevo dire etica”.
Per lui è arrivato il momento di acquietarsi, di trovarsi una nicchia e un equilibrio: il lavoro universitario, ormai una sinecura; il rapporto con Sergio, quasi un matrimonio. Così, tra un compromesso e l’altro, la vita potrebbe scorrere tranquilla, placida, completa. Ma un giorno qualcosa si rompe, e in questa pace da sit-com irrompono d’un tratto le antiche passioni, trascinando Walter nei bassifondi del mondo e dell’anima, spingendolo di avventura in avventura, di corpo in corpo.
Solo l’amore potrebbe salvarlo, ed è l’amore che lo salverà: per Marcello, angelico culturista di borgata bellissimo e ambiguo, che sembra incarnare come nessun altro lo spirito dei tempi. E cosa importa se per averlo Walter dovrà pagare un prezzo troppo alto? Ogni cosa si compra, ma alle volte le rese dei conti hanno il sapore di una vittoria.
Con Troppi paradisi Walter Siti – l’autore, non il personaggio; ma dopotutto sia l’autore che il personaggio – ha scritto la sua opera capitale. La vera protagonista del libro è l’aria del tempo: un’aria che scioglie i sentimenti, le cose, i gesti, per trasformarli in immagini mediatiche, riproducibili e commerciabili. Nell’amoralità naturale o artificiale dei personaggi, nel loro puntare all’immediata realizzazione dei desideri degradando la cultura a un decorativo status symbol, si può leggere in trasparenza il processo generale di tutto l’Occidente, rappresentato e magnificato da una televisione creatrice di dèi, dal rigoglio sintetico della carne e del desiderio. Il piccolo schermo è il luogo cruciale che sterilizza la realtà e che della realtà diventa modello. Così, se tutti chiacchierano e parlano di vip, è perché nei vip ritrovano un ideale alla loro portata: invidiando con disprezzo i vip, disprezzano se stessi.
In questa opera-mondo che ambisce a racchiudere, e a rimescolare, l’intera contemporaneità, siamo inscritti a nostra insaputa tutti noi: con i nostri tic e i nostri sogni, con le nostre prevedibili vie di fuga e conversioni. Con i nostri mille inferni privati e i tentativi maldestri di risposta, i troppi paradisi che abbiamo costruito.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

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