L’uccello che girava le viti del mondo – Haruki Murakami

Avevo la pasta sul fuoco in cucina, quando squillò il telefono.

Incipit L’uccello Che Girava Le Viti Del Mondo

Avevo la pasta sul fuoco in cucina, quando squillò il telefono. Alla radio davano la Gazza Ladra di Rossini, il sottofondo musicale ideale per prepararsi un piatto di spaghetti, e io l’accompagnavo fischiando. Fui tentato di non rispondere, gli spaghetti erano quasi cotti, e Claudio Abbado stava giusto per portare l’orchestra filarmonica di Londra all’apice dell’intensità drammatica. Pazienza, mi rassegnai ad abbassare il fuoco, andai nel soggiorno e sollevai il ricevitore. Poteva anche essere un conoscente con qualche nuova proposta di lavoro.

Incipit tratto da:
Titolo: L’uccello che girava le viti del mondo
Autore: Haruki Murakami
Traduzione: Antonietta Pastore
Titolo originale trasliterato: Nejimaki-dori kuronikuru
Casa editrice: Baldini & Castoldi

Libri di Haruki Murakami

Copertine di L’uccello che girava le viti del mondo di Haruki Murakami

Quarta di copertina / Trama

Lui, il protagonista e voce narrante di questo romanzo caleidoscopico e intrigante, è un Giapponese di oggi. Trent’anni, felicemente coniugato con una donna in carriera, nullafacente (o bisognerebbe dire casalingo tuttofare?), il nostro, un tranquillo abitante di Tokyo, si trova all’improvviso, anche se del tutto involontariamente, al centro di una rete intricata di vicende passate e presenti più grandi di lui, che lo attirano in una spirale vorticosa di avventure ed emozioni, incubi in bilico tra sonno e veglia, flashback. Tutto prende il via da due episodi all’apparenza insignificanti: la scomparsa del gatto di casa e una misteriosa telefonata anonima. “Vorrei dieci minuti del tuo tempo”, gli sussurra una sensuale voce femminile, “vedrai che riusciremo a intenderci perfettamente.” Attratto e respinto, sedotto e sgomento, trasformato suo malgrado in detective freelance, l’uomo inizia un duplice viaggio, surreale e disorientato, nella geografia della megalopoli giapponese e nei labirinti delle passioni amorose. Lungo il percorso – via via ad attenderlo, metterlo in scacco, illuminarlo – troverà i fantasmi del passato di una nazione che non si è ancora riconciliata con la propria storia, le ombre della guerra e del militarismo, il peso e/o la sicurezza della tradizione. Muovendosi con spericolatezza e indemoniata agilità fra il registro leggero della commedia metropolitana e i toni gravi del romanzo storico, fra le minimalità di un cronista dei sentimenti allevato a fumetti e televisione e la densità e il pathos di uno story teller benjaminiano, Murakami ci dà un’immagine complessa e irresistibile del Giappone contemporaneo. E i disagi, le idiosincrasie, le ossessioni, le smanie imitative di un popolo e di una civiltà si riverberano su di noi, mettendo inesorabilmente a nudo le défaillance del modello occidentale.
(Ed. Baldini e Castoldi; Romanzi e Racconti)

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