I veri credenti – Joseph O’Connor

Incipit I veri credenti – Joseph O’Connor

Incipit I veri credenti

Non lo vedevo da circa tre anni. E ora eccoli lì, a sudare dietro il banco degli hamburgher di Euston Station, una visione in poliestere e luce fluorescente. Cristosanto, allora Marion quella volta aveva proprio ragione. Eddie Virago che vende cheesburger per campare. Farfugliai il suo nome, mentre lui a disagio mi sorrideva da sopra la la cassa. Mioddio, Eddie Virago. Al pub continuò a ripetere che era contento di vedermi. Troppo contento, diceva. Avrei dovuto avvisarlo del mio arrivo a Londra. Era incredibile.

Incipit tratto da:
Titolo: I veri credenti
Autore: Joseph O’Connor
Traduzione: Orsola Casagrande e Miriam Alessandrini
Titolo originale: True Believers
Casa editrice: Einaudi

Libri di Joseph O’Connor

I veri credenti - Joseph OʼConnor

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Incipit True Believers

It was about three years since I’d seen him. And here he was, sweating behind the burger bar in Euston Station, a vision in polyester and fluorescent light. Jesus Christ, so Marion was right that time. Eddie Virago, selling double cheeseburgers for a living. I spluttered his name as he smiled in puzzled recognition over the counter. My God, Eddie Virago. In the pub he kept saying it was great to see me. Really wild, he said. I should have let him know I was coming to London. This was just unreal.

Incipit tratto da:
Title: True Believers
Author: Joseph O’Connor
Publisher: Vintage
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Protagonisti di questi racconti sono giovani irlandesi, rockettari e ribelli, buffoni e fanatici, punk e poeti, gente che tira la vita con i denti nella speranza di un lavoro, un viaggio a Londra, una birra e un’avemaria bestemmiata. Sono i “veri credenti”: la loro particolarità rispetto ai tanti aridi falliti che ci hanno circondato in questi ultimi anni è di avere una dimensione spirituale, un retroterra morboso e devoto al tempo stesso. vanno in cerca di fortuna, ma sanno che la provvidenza batte strade misteriose, che chi cade inginocchiato sotto i colpi della vita è piú vicino all’assoluto di chi superbamente marcia a petto in fuori. Ottant’anni dopo la pubblicazione di Gente di Dublino di Joyce, O’Connor ci dà un ritratto divertito e febbrile della gioventù irlandese, ingabbiata tra la smania di prendere il largo, e una cronica nostalgia per il “piccolo mondo” delle certezze domestiche. Gli eroi di O’Connor finiscono per galleggiare in un esilio perpetuo, sono goffi e a disagio, teneramente incapaci di dare una svolta alla propria esistenza. Lo stile è semplice, diretto: è lo stile di chi sa che sempre accade qualcosa, che in ogni essere umano, in un punk come in una beghina, c’è un martirio e una resurrezione.
(Ed. Einaudi; Stile Libero)