La vampa d’agosto – Andrea Camilleri

Stava dormenno che manco le cannonate l’avrebbero arrisbigliato.

Incipit La Vampa D’Agosto

Stava dormenno che manco le cannonate l’avrebbero arrisbigliato. O meglio: le cannonate no, ma lo squillo del telefono sì.
Un omo che ai jorni nostri campa in un paìsi civilizzato come il nostro (ah ah) se percepisce nel mezzo del sonno botte di cannonate, certamente le scangia per truniata di temporale, spari per la festa del santo patrono o spostamento di mobili da parte di quei garrusi che abitano al piano di supra e continua bellamente a dormiri. Ma lo squillo del telefono, la marcetta del cellulare, il campanello della porta, quelle no, quelle sono tutte rumorate di richiamo al quale l’omo civilizzato (ah ah) non può fari altro che assumare dalle profondità del sonno e arrispunniri.

Incipit tratto da:
Titolo: La vampa d’agosto
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di La vampa d'agosto di Andrea Camilleri

Risvolto di copertina / Trama

Mentre vampeggia l’estate, e l’intormentimento canicolare ottempera e infiacchisce, un’esalazione sepolcrale genera maligne creature. Un villino spiritato e ominoso rovescia il suo inferno segreto; e dalle camere interrate, della sua metà sepolta, dal tenebrore, libera un marasma schifoso di blatte (landolfiane), di topi, di ragni. È il lato oscuro che irrompe nell’incandescenza. Così come nella “civiltà” si ridesta la barbarie, con i suoi corollari di violenze e inquinamenti, di raggiri e viziosità. Il villino è una menzogna architettonica prodotta dall’abusivismo edilizio, E, nelle more del condono, occulta il piano terra: che è stato teatro di una sevizia crudele, consumata sul corpo innocente di una minorenne. Le stanze buie nascondono a loro volta, dentro un baule, il cadavere della vittima. Sono un ipogeo, Un’appiccicosa ragnatela di confessioni criminali invischia il villino: “parentele perigliose, collusioni tra mafia e politica, tra mafia e imprenditoria, tra politica e banche, tra banche riciclaggio e usura”. Il commissario Montalbano vuole venire a capo di tutto, in questo romanzo a palinsesti sconcertato da cose e persone che hanno un doppio gemellare: un rovescio, che viene dal profondo, enigmatico e insidioso. Persino “la vampa d’agosto” si rivela un “foco diavolisco”, un sortilegio che abbaglia e allucina:raddoppia la rabbia del commissario, lo fa essere diverso da sé, gemello a se stesso, e gli accende un emotività amorosa parallela a quella a lui consueta, e diversa. Montalbano a cinquantacinque anni. L’incipeinte vecchiaia gli ditta dentro, malinconica. Con un po’ di sordità e di tardanza. E con una nostalgia della giovinezza, che lo espone ai colpi di sole. Se il romanzo giallo è solo un “passatempo enigmistico”, un genere giocattoloso che induce il lettore a salire sulla “macchina”, a indovinare gli ingranaggi, e a correre alla soluzione per appagarsi, La vampa d’agosto, non è un romanzo giallo. O lo è in modo anomalo. Dentro la sua tram il lettore frena la sua corsa. Si attarda e si turba. Si lascia distrarre da una segnaletica truccata. Va fuori strada. Non vuole arrivare alla fine. Tenta di allontanarla. Ha paura di sapere come va a finire. Forse il commissario Montalbano… Sì, può piacere non saperlo.
Salvatore silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La memoria)

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