Vedrò singapore? – Piero Chiara

Incipit Vedrò Singapore?

La data del 23 novembre 1932, più che scritta è scavata dentro la mia mente con segni non meno indelebili di quelli che in seguito e per tutta la vita vi incise, a giusti intervalli, il dolore. Data memorabile, perché segnò l’inizio di un corso di eventi dai quali dovevo emergere a distanza di un anno, ma restandone segnato per sempre.
Quel giorno, partito avanti l’alba da Pontebba, nell’alta Carnia, avevo cambiato treno da Udine e fatto sosta a Gorizia: due città che vedevo per la prima volta e delle quali sapevo soltanto quel poco che era legato alla guerra 1915-1918, combattuta una quindicina d’anni prima in quei luoghi e subito entrata nei libri di scuola.

Incipit tratto da:
Titolo: Vedrò Singapore?
Autore: Piero Chiara
Casa editrice: Mondadori

Libri di Piero Chiara

Copertine di Vedrò Singapore? di Piero Chiara

Quarta di copertina / Trama

Calarsi nei panni di un giovane impiegato di infimo rango dell’amministrazione giudiziaria, all’inizio degli anni Trenta, e fargli vivere, nel suo primo anno di servizio, una serie di peripezie sconvolgenti, di grotteschi colpi di scena, di dolorosi disinganni: è quanto Chiara riesce a realizzare in questo suo ampio romanzo, Vedrò Singapore?. Protagonista ne è il giovane narratore il quale, sedotto dall’attrazione per il gioco e soprattutto per le donne, viene perseguitato dall’Alto Commissario Speciale per la Giustizia Mordace, impietoso fustigatore dei suoi subalterni, che lo fa trasferire da una sede all’altra dell’istriano e del Friuli. Ma protagonista ne è anche la provincia italiana, con alcuni personaggi indimenticabili: dal cancelliere che cela la sua amante nei sotterranei, agli ospiti della pensione Cérmeli che alternano partite serali di gioco e di pettegolezzi e partite notturne d’amore con le combinazioni più sorprendenti, fino all’inarrivabile Ilde, stupenda cassiera del Caffè Longobardo a Cividale del Friuli, ambita dal narratore finché scopre che, ancora illibata, ha chiesto di entrare a ventun anni nelle case di meretricio. Proprio per tentare di strapparla a questa decisione egli andrà incontro a una serie di avventure che lo porteranno da un lato a vendicarsi nel modo più spettacolare dell’Alto Commissario Mordace e dall’altro a una possibile fuga su una nave per Singapore.
Maestro di una scrittura calibrata e allusiva, paziente nella tessitura quanto infallibile nell’effetto, Chiara ha forse espresso in questo romanzo il meglio della sua esperienza di uomo e di scrittore. Realismo della cornice e fantasia del montaggio, immediatezza degli accenti e ironia dissimulata si fondono con costante equilibrio narrativo. E dettagli e immagini si imprimono nella memoria non meno della persuasività del tono, che senza giudicarla lascia spazio alla vita, facendola apparire strana nei suoi riti quotidiani e quasi famigliare nelle sue inimmaginabili svolte.
(Ed. Mondadori; Scrittori Italiani e Stranieri)

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