Weir di Hermiston – Robert L. Stevenson

Incipit Weir di Hermiston

Nella periferia selvaggia di un distretto di brughiere, nascono agli sguardi di ogni umana dimora, sorge fra le eriche un tumolo, e poco lontano, a est, sul pendio della collina, una lapide che reca incisi alcuni versi semicancellati. Fu qui che Claverhouse in persona sparò al tessitore di Balweary raccolto in preghiera, e lo scalpello della Morte ha rintoccato contro quella solitaria lapide. La storia pubblica e quella privata hanno dunque segnato con un dito insanguinato questa cavità tra le colline, e dal giorno in cui Cameroniano, inconsapevolmente e senza rimpianti, rese qui lo spirito a Dio duecento anni or sono or sono in un accesso di ebbra follia, il silenzio muschioso è stato infranto ancora una volta dal fragore delle armi e dal rantolo di un morente.
(Introduzione)

Incipit tratto da:
Titolo: Weir di Hermiston
Autore: Robert Louis Stevenson
Traduzione: Franco Marucci
Titolo originale: Weir of Hermiston
Casa editrice: Mondadori

Libri di Robert L. Stevenson

Copertine di Weir di Hermiston di Robert L. Stevenson

Incipit Weir of Hermiston

In the wild end of a moorland parish, far out of the sight of any house, there stands a cairn among the heather, and a little by east of it, in the going down of the brae-side, a monument with some verses half defaced. It was here that Claverhouse shot with his own hand the Praying Weaver of Balweary, and the chisel of Old Mortality has clinked on that lonely gravestone. Public and domestic history have thus marked with a bloody finger this hollow among the hills; and since the Cameronian gave his life there, two hundred years ago, in a glorious folly, and without comprehension or regret, the silence of the moss has been broken once again by the report of firearms and the cry of the dying.
(Introduction)

Incipit tratto da:
Title: Weir of Hermiston
Author: Robert Louis Stevenson
Publisher: eBooks@Adelaide
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Nel 1950, commemorando il centenario della nascita di Robert Louis Stevenson, mentre la ricorrenza passava nella disattenzione delle lettere italiane, Silvio D’Arzo si diceva convinto che Stevenson sarebbe ritornato trionfante, non poteva non ritornare, perché, scriveva: «noi possiamo anche non amare noi stessi, ma non potremo mai non amare la nostra fanciullezza e tutto ciò che la fanciullezza vuol dire». Facile la profezia di D’Arzo (morto lui stesso non lontano dalla fanciullezza dopo aver scritto uno dei più bei racconti italiani, e fogli di un quaderno di letture di inesausto incanto), oggi Stevenson è tornato, eppure ancora, giunti al centenario della morte, si stenta – in Italia almeno – ad allegarlo automaticamente nella schiera dei grandi. Nell’epoca del racconto giallo (che lo scozzese considerava un troppo asettico artificio) e dello schermo, la sua forza romanzesca urta il buonsenso: senza far appello ad alcun manierismo neogotico, la sua pagina, passata di una patina di antico come se sempre fosse un vecchio manoscritto ritrovato, incatena oltre ogni senso critico l’intelletto più disincantato. Convince a credenze cui non si è più abituati: «Il bene e il male sono illusioni: nella vita c’è solo il destino»; « Alcuni posti parlano con voce distinta. Certi giardini stillanti reclamano a tutti i costi un delitto; certe vecchie case esigono di essere popolate da fantasmi; certe coste sono messe da parte per i naufraghi. Sembrano ancora in attesa della leggenda giusta. La stessa cosa avviene coi nomi e i volti». Weir di Hermiston, che Stevenson considerava il suo capolavoro, è l’ultima opera alla quale lavorò, lasciandola incompiuta, fino all’ultimo giorno di vita. Nacque dal ritratto, ammirato in gioventù, di un giudice inflessibile: un volto di «un vecchio signore inumano e intrepido», modellato dalla vita, cioè dal destino. E racconta dello scontro tragico tra un grande padre, e un figlio oppresso e a lui eguale; nella Scozia tra Sette e Ottocento; in un’epoca, cioè, in cui non era affatto ovvio che per crescere occorresse uccidere l’immagine del padre.
(Ed. Sellerio; La memoria)

Cronologia opere e bibliografia di Robert L. Stevenson