Io uccido – Giorgio Faletti

L’uomo è uno e nessuno.

Incipit Io uccido

L’uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua fascia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l’impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle a un chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili.

Incipit tratto da:
Titolo: Io uccido
Autore: Giorgio Faletti
Casa editrice: Baldini&Castoldi

Libri di Giorgio Faletti

Copertine di Io uccido di Giorgio Faletti

Quarta di copertina / Trama

Un DJ di Radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto, dalla voce artefatta, rivela di essere un assassino. Il fatto viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati morti ed orrendamente mutilati sulla loro barca.
Inizia una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima, ed ogni volta sottolineati da una scritta tracciata col sangue, che è nello stesso tempo una firma e una provocazione: io uccido…
Per Frank Ottobre, agente dell’FBI, e Nicolas Hulot, commissario della Sûreté publique, inizia la caccia ad un fantasma inafferrabile. Alle loro spalle una serie di rivelazioni che portano poco per volta a sospettare che, di tutti, il meno colpevole sia forse proprio lui, l’assassino. Di fronte a loro un agghiacciante dato statistico. Non c’è mai stato un serial-killer nel Principato di Monaco. Adesso c’è.
(Ed. Baldini Castoldi Dalai)

Cronologia opere e bibliografia di Giorgio Faletti

Il fratello italiano – Giovanni Arpino

Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo, come diceva quel tale in coma.

Incipit Il fratello italiano

Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo, come diceva quel tale in coma.
Così darsi la giusta spinta, tossicchiando, Carlo Botero, vedovo, sessantaduenne maestro elementare in pensione, nel suo ridestarsi mattutino.
Una pentola sovraccarica di falsi marmi e dorature indicava le otto in punto. Come sempre.
Botero indagò tra le luci e forme della stanza. Un insulto ostile gli si introdusse nei ginocchi, nelle tempie. Un segnale malevolo, apportatore di fastidi.

Incipit tratto da:
Titolo: Il fratello italiano
Autore: Giovanni Arpino
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Giovanni Arpino

Copertine di Il fratello italiano di Giovanni Arpino

Quarta di copertina / Trama

Due padri, diversi ma alleati nella vendetta. Due omicidi per disperato bisogno di giustizia. Due delitti che esplorano a fondo la solitudine e la disperazione dell’uomo d’oggi, di ragazze e ragazzi d’oggi, in una terribile metropoli.
Ma in questi delitti vi è già castigo o belluina liberazione o tragica solitudine? E chi, tra i due padri, è l’autentico “fratello italiano”?
Il romanzo più drammatico, più contemporaneo di Arpino “narratore di storie”.
(Ed. Rizzoli; La Scala)

Indice cronologico opere e bibliografia di Giovanni Arpino

Romanzo vincitore del Premio Campiello nel 1980

Il primo quarto di luna – Giovanni Arpino

Incipit Il primo quarto di luna

Fu in una mattina di sole gelido, a rasoiate sui vetri com’è tipico di certi inverni torinesi, che Saverio Piumatti, specchiandosi in bagno, vide sul proprio volto un’ombra di losca malinconia.
Destino, apriti. Mondo, fati capire. Così avrebbe potuto fronteggiare la solita levataccia il giovane Saverio, ventinovenne e proprietario di un taxi quasi nuovo. Perché era creatura abile con le parole, e pronta a innumerevoli fantasie.
Ripose invece ordinatamente gli arnesi da barba e tornò a letto, deciso ad alzarsi mai più.

Incipit tratto da:
Titolo: Il primo quarto di luna
Autore: Giovanni Arpino
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giovanni Arpino

Copertina di Il primo quarto di luna di Giovanni Arpino

Quarta di copertina / Trama

Chi è Saverio Piumatti, giovane proprietario di un taxi quasi nuovo, creatura abile con le parole e la fantasia? Eroe o anti-eroe, vittima d’una società che conteggia i suoi disastri, testimone ringhioso di un epoca che cerca disperatamente nuovi sentieri d’uscita, di salvezza?
È intorno a questo personaggio – emblematico ma non troppo – che si muove il nuovo romanzo di Arpino. Gli fanno da cornice, come testimoni e complici più o meno consapevoli, la madre Madama Cernaia, portinaia che scruta invano i segreti dei tarocchi, lo zio Nino di garibaldina memoria, un pappagallo loquace (quando gli è consentito parlare) e una ragazza uscita da quelle “terre di nessuno” che costituiscono la culla di tanti giovani d’oggi.
È una mattina d’inverno torinese tipico che Saverio “chiude” con il suo lavoro, quasi con la stessa vita. E qui inizia una sua lenta metamorfosi, una sorta di sublimazione, fino al momento d’un addio che è corporeo, paradossale ed esemplare insieme.
Rischiando i territori così difficili della parabola, Arpino porta vanti un tema narrativo nato con “Randagio è l’eroe”, proseguito con “Domingo il favoloso”. Non è un tema da “fuga dal mondo”, secondo l’autore, ma anzi una chiave interpretativa di questo mondo, diventato impervio, stretto da realtà che nella loro macroscopia sia dilatano in quotidiani e crudeli surrealismi. E così, dal banale di ogni giorno, dal tritume di ogni nottata, scatta – talora sporco di cronaca nera, talora furente di sogni che esigono realizzazione immediata – un “momento magico” di vita, il pertugio verso l’altrove.
Impasto di partecipazione ironica, di affetti gergali e misteriosofici, di adesioni e di ripulse, questo romanzo è insieme comico e tragico, una “briciola di verità” che sa di dover correre i rischi del vertiginoso, dell’assurdo. Ma è classico assurdo proverbialmente credibile.
(Ed. Einaudi 1976)

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