Il cuoco dell’Alcyon – Andrea Camilleri

Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina

Incipit Il cuoco dell’Alcyon

Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina, tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere. Non potiva vidirle la facci per via del fitto velo bianco che la cummigliava.
Tutto ’nzemmula arrivò ’na folata di vento forti e il velo si scostò quel tanto che gli abbastò per scopriri che non s’attrattava di Livia, ma della maestra Costantino, quella della terza limintari, coi baffi e l’occhi torti. Si sintì mancari le forzi per lo scanto e chiuì l’occhi.
Quanno che li raprì, s’attrovò stinnicchiato nel funno di ’na varcuzza a remi che abballava perigliosamenti ’n mezzo a cavaddruna da fari spavento, àvuti come case. Accapì subito che la varca si era mittuta di scianco epperciò da un momento all’autro potiva arrovisciarisi. Doviva providiri in qualichi modo e senza pirdiri tempo.

Incipit tratto da:
Titolo: Il cuoco dell'Alcyon
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Il cuoco dell'Alcyon di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Tutto è indecidibile, sogno e realtà, vero e falso, maschera e volto, farsa e tragedia, allucinazione e organizzata teatralità di mosse e contromosse beffarde, in questo thriller che impone al lettore, tallonato dal dubbio e portato per mano dentro la luce fosca e i gomiti angustiosi dell’orrore, una lettura lenta del ritmo accanito dell’azione. Tutti si acconciano a recitare, nel romanzo: che si apre drammaticamente con i licenziamenti degli impiegati e degli operai di una fabbrica di scafi gestita da un padroncino vizioso e senza ritegno, detto Giogiò; e con il suicidio, nello squallore di un capannone, di un padre di famiglia disperato. Da qui partono e si inanellano le trame macchinose e la madornalità di una vicenda che comprende, per «stazioni», lo smantellamento del commissariato di Vigàta, la solitudine scontrosa e iraconda del sopraffatto Montalbano, lo sgomento di Augello e di Fazio (e persino dello sgangherato Catarella), l’inspiegabile complotto del Federal Bureau of Investigation, l’apparizione nebbiosa di «’na granni navi a vela», Alcyon, una goletta, un vascello fantasma, che non si sa cosa nasconda nel suo ventre di cetaceo (una bisca? Un postribolo animato da escort procaci? Un segreto più inquietante?) e che evoca tutta una letteratura e una cinematografia di bucanieri dietro ai quali incalza la mente gelida di un corsaro, ovvero di un più aggiornato capufficio dell’inferno e gestore del delitto e del disgusto. «L’Alcyon […] aviva la bella bitudini di ristari dintra a un porto il minimo ’ndispensabili e po’ scompariri».
Il romanzo ha, nella suggestione di un sogno, una sinistra eclisse di luna che incombe (detto alla Bernanos) su «grandi cimiteri». La tortuosità della narrazione è febbrile. Prende il lettore alla gola. Lo disorienta con le angolazioni laterali; e, soprattutto, con il tragicomico dei mascheramenti e degli equivoci tra furibondi mimi truccati da un mago della manipolazione facciale. Sorprendente è il duo Montalbano-Fazio. Il commissario e l’ispettore capo recitano come due «comici» esperti. «Contami quello che capitò», dice a un certo punto Montalbano a Fazio. E in quel «contami» si sente risuonare un antico ed epico «cantami»: «Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei […]».
Il cuoco dell’Alcyon è «una Iliade di guai».
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Cronologia opere e bibliografia di Andrea Camilleri

Ora dimmi di te – Andrea Camilleri

Incipit Ora dimmi di te

Matilda, mia cara,
ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l’alfabeto.
Spero che tu possa leggerla nel pieno della tua giovinezza.
Ti scrivo alla cieca, sia in senso letterale sia in senso figurato. In senso letterale perché negli ultimi anni la vista mi ha lentamente abbandonato. Ora non posso più né leggere né scrivere, posso solo dettare. In senso figurato perché non riesco a immaginarmi quale sarà il mondo fra vent’anni, quello nel quale tu dovrai vivere.
Vedi, mia cara, nell’ultimo trentennio i cambiamenti attorno a me sono stati tanti e alcuni del tutto inattesi e repentini. Il mondo non ha più lo stesso aspetto che aveva durante la mia giovinezza e maturità. A cambiargli la faccia hanno contribuito i mutamenti politici, economici, civili e sociali, le scoperte scientifiche, l’uso della tecnologia più avanzata, le grandi trasmigrazioni di massa da un continente all’altro, il quasi fallimento del nostro sogno che è stato l’Unione Europea.
Ma perché sento il bisogno impellente di scriverti?

Incipit tratto da:
Titolo: Ora dimmi di te. Lettera a Matilda
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Bompiani

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Ora dimmi di te di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Cosa rimarrà di noi nella memoria di chi ci ha voluto bene? Come verrà raccontata la nostra vita ai nipoti che verranno?
Andrea Camilleri sta scrivendo quando la pronipotina Matilda si intrufola a giocare sotto il tavolo, e lui pensa che non vuole che siano altri – quando lei sarà grande – a raccontarle di lui.
Così nasce questa lettera, che ripercorre una vita intera con l’intelligenza del cuore: illuminando i momenti secondo il ruolo che hanno avuto nel rendere Camilleri lo scrittore e l’uomo che tutti amiamo.
Uno spettacolo teatrale alla presenza del gerarca Pavolini e una strage di mafia a Porto Empedocle, una straordinaria lezione di regia all’Accademia Silvio D’Amico e le parole di un vecchio attore dopo le prove, l’incontro con la moglie Rosetta e quello con Elvira Sellerio…
Con humour e limpidezza, queste pagine ripercorrono la storia italiana del Novecento attraverso quella di un uomo innamorato della vita e dei suoi personaggi. Ogni episodio è un modo per parlare di ciò che rende l’esistenza degna di essere vissuta: le radici, l’amore, gli amici, la politica, la letteratura. Con il coraggio di raccontare gli errori e le disillusioni, con la commozione di un bisnonno che può solo immaginare il futuro e consegnare – a Matilda e a noi – la lanterna preziosa del dubbio.
(Ed. Bompiani

Indice cronologico opere e bibliografia di Andrea Camilleri

Il metodo Catalanotti – Andrea Camilleri

Incipit Il metodo Catalanotti

S’attrovava in una radura davanti a un boschetto di castagni, il tirreno era tutto cummigliato da ’na specialità di margherite russe e gialle che lui non aviva viduto mai ma dalle quali nisciva fora un profumo che ’mbarsamava l’aria. Gli vinni gana di caminare a pedi nudi e si stava calanno per slacciarisi le scarpi quanno dal boschetto sintì arrivari un forti sono di ciancianeddri. Si firmò ad ascutari e vitti nesciri ’na mannara di crapuzzi bianche e marrò, ognuna delle quali aviva un collarino di cianciani. Mentri che le vestie gli s’avvicinavano, il ciancianiddrìo divinni un sono unico, ’nsistenti, ’nterminabili, acuto. E criscì tanto di volumi da darigli ’na sensazioni di fastiddio alle recchie.
Fu quel fastiddio che l’arrisbigliò e si fici pirsuaso che quel sono, che ancora continuava da vigliante, autro non era che quella grannissima camurria del tilefono. Accapì che doviva susirisi e annare ad arrispunniri, ma non ce la faciva, era troppo ’ntordonuto dal sonno, aviva la vucca ’mpastata. Allungò un vrazzo, addrumò la luci, taliò il ralogio: le tri del matino.
E chi potiva essiri a quell’ura?
Lo squillo ’nsistiva, non gli dava un momento di abento.

Incipit tratto da
Titolo: Il metodo Catalanotti
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Il metodo Catalanotti di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Il commissario Montalbano crede di muoversi dentro una storia. Si accorge di essere finito in una storia diversa. E si ritrova alla fine in un altro romanzo, ingegnosamente apparentato con le storie dentro le quali si è trovato prima a peregrinare. È un gioco di specchi che si rifrange sulla trama di un giallo, improbabile in apparenza e invece esatto: poco incline ad accomodarsi nella gabbia del genere, dati i diversi e collaborativi gradi di responsabilità, di chi muore e di chi uccide, in una situazione imponderabile e squisitamente ironica. Tutto accade in una Vigàta, che non è risparmiata dai drammi familiari della disoccupazione; e dalle violenze domestiche. La passione civile avvampa di sdegno il commissario, che ricorre a una «farfantaria» per togliere dai guai una giovane coppia di disoccupati colpevoli solo di voler metter su una famiglia. Per quanto impegnato in più fronti, Montalbano tiene tutto sotto controllo. Le indagini lo portano a occuparsi dell’attività esaltante di una compagnia di teatro amatoriale che, fra i componenti del direttorio, annovera Carmelo Catalanotti: figura complessa, e segreta, di artista e di usuraio insieme; e in quanto regista, sperimentatore di un metodo di recitazione traumatico, fondato non sulla mimèsi delle azioni sceniche, ma sull’identificazione delle passioni più oscure degli attori con il similvero della recita. Catalanotti ha una sua cultura teatrale aggiornata sulle avanguardie del Novecento. È convinto del primato del testo. E della necessità di lavorare sull’attore, indotto a confrontarsi con le sue verità più profonde ed estreme. Il romanzo intreccia racconto e passione teatrale. Nel corso delle indagini, Montalbano ha la rivelazione di un amore improvviso, che gli scatena una dolcezza irrequieta di vita: un recupero di giovinezza negli anni tardi. Livia è lontana, assente. Sulla bella malinconia del commissario si chiude questo possente romanzo dedicato alla passione per il teatro (che è quella stessa dell’autore) e alla passione amorosa. Un romanzo, tecnicamente suggestivo, che una relazione dirompente racconta in modo da farle raggiungere il più alto grado di combustione nei versi di una personale antologia di poeti; e, all’interno della sua storia, traspone i racconti dei personaggi in colonne visive messe in moviola perché il commissario possa farle scorrere e rallentare a suo piacimento. Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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