La solitudine dell’assassino – Andrea Molesini

Incipit La solitudine dell’assassino - Andrea Molesini

Incipit La solitudine dell’assassino

«Ho vissuto da uomo libero, e la libertà mi ha devastato.»
Sono state le sue prime parole, le prime che ho sentito. La pioggia batteva sulla lamiera della tettoia, i vetri della serra erano rigati di gocce nere.
La scheda biografica di Carlo Malaguti, che la direttrice mi aveva consegnato ancora prima di stringermi la mano, non diceva molto di lui. Professione: bibliotecario. Causa della detenzione: omicidio premeditato. Data dell’omicidio: 7 febbraio 1986. Pena: ergastolo. Anni scontati: 21. La data di nascita denunciava gli 81 anni dell’uomo, che avevano contribuito alla concessione della libertà.

Incipit tratto da:
Titolo: La solitudine dell’assassino
Autore: Andrea Molesini
Casa editrice: Rizzoli
Qui è possibile leggere le prime pagine di La solitudine dell’assassino

La solitudine dell’assassino - Andrea Molesini

Quarta di copertina / Trama

Molti anni fa, Carlo Malaguti ha ucciso. Da allora, la pena più dura non è quella che sta scontando nel carcere di Trieste, ma l’ostinato silenzio in cui ha seppellito la propria verità sul delitto, rinunciando persino a difendersi in tribunale. Tra le mura della sua cella sembra aver trovato un riparo dal rumore del mondo che lo aiuta ad affrontare la tenebra che sente dentro di sé. Adesso però Malaguti ha più di ottant’anni e un giudice ha stabilito che deve tornare libero. Ma libero di fare cosa? Di confessare? Di uccidere ancora?Sono queste le domande che non danno pace a Luca Rainer, stimato traduttore sulla soglia critica dei quaranta. I due non si conoscono, ma qualcuno vuole farli incontrare, sapendo che a legarli può esserci molto più di una fervida passione per la letteratura. Entrare nel labirinto fortificato che è la mente di Malaguti è un’impresa ardua: Rainer dovrà mostrarsi degno dei segreti che l’assassino custodisce, battersi con l’immensità della sua solitudine, e provare il sapore acre della paura.Andrea Molesini ha scritto un romanzo di forti emozioni e stile felice sulle sfide imposte dalla libertà, sui dispetti del caso, sull’amicizia che ogni giorno va rimessa alla prova, sul nostro insopprimibile bisogno di dare un senso alle cose.
(Ed. Rizzoli; La Scala)

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Presagio – Andrea Molesini

Incipit Presagio - Andrea Molesini

Incipit Presagio

Nicolò Spada aveva dormito male. Gli succedeva sempre più spesso. Ritto davanti allo specchio, sfilò il Vacheron dal taschino per portarlo all’orecchio. Sospettava che anche il tempo, sotto il peso dell’afa, volesse fermarsi. – Avanti, – disse.

Incipit tratto da:
Titolo: Presagio
Autore: Andrea Molesini
Casa Editrice : Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Presagio

Presagio - Andrea Molesini

Quarta di copertina / Trama

Siamo alla fine di luglio, nel 1914, a Venezia. Il 28 giugno a Sarajevo Francesco Ferdinando è stato assassinato, l’Austria ha consegnato l’ultimatum alla Serbia. Sono i giorni dei «sonnambuli», di imperi e nazioni, governanti e diplomatici, che consegnano inconsapevoli l’Europa al suo suicidio.
Il commendatore Niccolò Spada vigila sui suoi ospiti all’Excelsior: il presagio che aleggia sull’Europa soffia anche sul Lido. L’Albergo leggendario è affollato: l’aristocrazia di tutta Europa scintilla come non mai, ma celebra le ultime ore della Belle époque. Fra gli ospiti c’è anche la marchesa Margarete von Hayek, «bella come sa essere solo una donna dal piglio pari alla grazia», che nasconde un segreto terribile, inconfessabile, e che brindando alla fine del mondo chiede una lettera di credito molto particolare a Spada. Il commendatore vacilla, tentato dall’amore per Margarete, che è «fuoco e rapina».
Un sogno, sempre lo stesso, lo disorienta: un cacciatore ossessionato da una belva che si aggira per la foresta. Senza riuscire a incontrarla, ne sente il ruggito. Poco lontano, nel cuore della laguna, l’isola di San Servolo, sede del manicomio, conserva il segreto della nobile Margarete.
Molesini ha il genio letterario, conosciuto con Non tutti i bastardi sono di Vienna, di saper mescolare il rombo della Storia con il sospiro e il languore delle storie private; di sapere intrecciare le vite di personaggi realmente esistiti con figure di romantica invenzione. E intorno la Laguna non perde la sua perlacea magia, l’incanto dei suoi tremolanti profili. Mentre una lingua bellissima riesce a confondere, nella prosa, il rumore del tuono di guerra con il sussurro della poesia.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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La primavera del lupo – Andrea Molesini

Incipit La primavera del lupo - Andrea Molesini

Incipit La primavera del lupo

Dario ha le orecchie a sventola e quindi non può avere ucciso Gesù.
I dieci anni li ho compiuti già da tre giorni e si sa che con il numero 10 si comincia a ragionare come i grandi. Io però un dubbio ce l’ho, se questo grandi sono così saputi, la guerra allora non deve durare così tanto. Un po’ è una cosa bella, tutti hanno da fare gli importanti e così noi possiamo anche uccidere un gatto e fargli una tortura, e tutti sono contenti perché adesso lo mettono in pentola, mentre prima della guerra erano schiaffi e grida e frasi come Sei cattivo che nemmeno l’inferno ti prende. E cose così che adesso, con le bombe che spaccano gli uomini come caraffe, a nessuno vengono in mente.

Incipit tratto da:
Titolo: La primavera del lupo
Autore: Andrea Molesini
Casa editrice: Sellerio
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La primavera del lupo - Andrea Molesini

Quarta di copertina / Trama

«Dario ha le orecchie a sventola e quindi non può avere ucciso Gesù». È la voce esilarante e appassionata di Pietro, un bambino di dieci anni, orfano, che racconta la storia.
Tutto comincia nel convento di San Francesco del Deserto, una piccola isola al centro della laguna di Venezia, nel marzo del 1945. Da questo rifugio sicuro, all’improvviso, un gruppo di persone diversissime fra loro è costretto a scappare: due bambini di opposta indole ed educazione, Pietro e il suo amico Dario, «che sa i numeri» e si tiene le parole dentro, «dove non fanno danno»; le due anziane sorelle Jesi, Maurizia e Ada; una giovane suora, bella e dai modi sospetti, che scrive un diario schietto, e che si alterna nel racconto con la voce di Pietro. Braccato dai nazisti, il gruppo è aiutato da un pescatore «che vive come un gabbiano» e da un frate energico «che è come un sasso grande» nella corrente.
Nei risvolti tragici dell’avventura si unisce ai fuggiaschi un disertore tedesco, che custodisce un segreto pericoloso: il suo agire brusco e terribile cambierà il destino di tutti.
Sotto lune immense, attraverso boschi bui e casolari diroccati, si svolge l’inseguimento, tra colpi di scena e incontri con partigiani e fascisti disorientati: uomini e luoghi carichi di diffidenza e di terrore, ma dove una traccia di bontà, di tanto in tanto, a dispetto di tutto, riesce a sopravvivere.
La storia di Pietro e di Dario è una fuga dalla guerra e dal suo linguaggio torbido e ottuso, dalla violenza che tutto contamina. E alla lingua dell’infanzia, con la sua incredibile capacità di accogliere e divertire, di sconvolgere e amare, spetta il privilegio di mettere alla berlina l’odio e la paura che minacciano e governano il mondo.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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