Incipit La mala erba
Qui è possibile leggere le prime pagine di La mala erbaSporco, affamato e braccato correva, rovi e spine lo graffiavano sangue e gli frustavano il volto accecandolo. Lame di luna sminuzzate dalle foglie spruzzava il bosco di macchie d’argento. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue. Sentiva solo il suo respiro e i rami secchi schiacciati dalle scarpe. in bocca un sapore di terra e ferro e nel cranio un martello che ad ogni colpo diventava una voce che sembrava dirgli: «Dove vai? Dove vai?». Aveva solo un posto dove nascondersi, doveva salire verso la cima della montagna, sempre più in alto, più lontano possibile. Stremato abbracciò un tronco di quercia e chiuse gli occhi premendosi le tempie per far smettere quell’urlo, quel dolore.
Incipit tratto da:
Che cosa ho fatto! si disse.
Degli ultimi giorni aveva solo un’immagine sfocata. Da quando lei se n’era andata e tutti l’avevano scoperto, sulla memoria era calato un inchiostro nero. Sapeva solo che adesso era lì, in mezzo al bosco, di notte, in seguito come un lupo da gente una volta amica e che ora voleva la sua pelle.
Fra l’intrico dei rami, giù nella valle vide le case del paese. S’erano accese quasi tutte le finestre mentre nella piazza gli uomini radunati puntavano le torce verso la foresta. I cani tenuti al guinzaglio abbaiavano eccitati e i loro latrati si mischiavano alle grida dei paesani che si organizzavano per andarlo a prendere. Un colpo di tosse gli squassò la gola. Sputò per terra. Alzò la testa al cielo e digrignando i denti bestemmiò quel Dio che lo aveva accompagnato per tanti anni e che ora sembrava sparito. Si passò una mano lercia sul viso e scoppiò a piangere. Poi si staccò dall’albero e riprese a correre. Un ramo spezzato gli strappò un pezzo di giacca ferendogli il costato, ma non sentì dolore. Saltò un tronco marcio, superò un cespuglio di felci e il buio lo inghiottì.
Titolo: La mala erba
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Sellerio
In copertina: Dame in Weiß (Fräulein Sokal) di Sergius Pauser, 1927
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Quarta di copertina / Trama
Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare.
La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
(Ed. Sellerio; La Memoria)